Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga: la recensione

13 luglio 2020
3 di 5

Prodotto da Netflix e nato dall'autentico amore di Will Ferrell per la manifestazione canora, Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga, vede l'attore brillare in coppia con Rachel McAdams e Dan Stevens, ma il risultato è altalenante.

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga: la recensione

In principio erano gli ABBA, ovvero Agnetha, Bjorn, Benny e Anni-Frid, componenti del quartetto svedese che sfornavano canzonette brillanti e orecchiabili a getto continuo, senza immaginare che sarebbero diventati oggetto di culto e che quasi mezzo secolo dopo la loro formazione avrebbero ispirato film e musical. Ed è giusto che parta dalla loro vittoria all'Eurovision Song Contest del 1974 il film di David Dobkin, voluto, cosceneggiato e interpretato da Will Ferrell, che ci racconta La storia dei Fire Saga, un improbabile (ma neanche troppo) duo di cantanti islandesi, orfani entrambi di un genitore, e tutti e due a modo loro bizzarri, che sognano di vincere il concorso internazionale che da oltre 60 anni fa la gioia degli amanti del kitsch (oltre che della musica). Non tutti i concorrenti e i vincitori sono stati lanciati verso la fama come gli ABBA dal contest canoro nato nel 1956 ed esteso dagli anni Settanta, con l'ingresso di Israele, anche ad alcuni paesi extraeuropei, e sono loro (anche perché svedesi, come la moglie di Will Ferrell, che lo ha introdotto al culto dell'ESC), i numi tutelari di questa operazione, e Waterloo sembra prefigurare l'inevitabile sconfitta professionale e la vittoria sentimentale di Lars e Sigrid, i due speranzosi amici e innamorati (ma non coppia, perché l'amore rovina le band), scelti solo quando un misterioso incidente fa saltare in aria la barca su cui festeggiano tutti i candidati islandesi, inclusa la favorita (un cammeo di Demi Lovato, che torna poi come fantasma).

Lars è il classico bamboccione mai cresciuto, un uomo di mezza età che soffre del disprezzo del padre (che lo avrebbe avuto a 15 anni, se il film rispecchiasse le vere età deli attori) e vuole riscattarsi ai suoi occhi, Sigrit lo adora e crede in lui e nei suoi sogni, oltre che negli elfi. Girato in Islanda, nella vera cittadina in cui nella finzione risiedono i due protagonisti, Eurovision Song Contest: La storia dei Fire Saga ha dei momenti davvero divertenti, tra cui la spassosa sequenza della ruota da criceto, ispirata a una vera performance durante la canzone ucraina del 2014, la spettacolare coreografia ultracamp di “Love Like a Lion” e il videoclip di Volcano Man. Ci ha fatto ridere l'accanimento con cui Ferrell insulta i turisti americani e ne abbiamo apprezzato la voce e l'impegno. Ci è piaciuta molto Rachel McAdams nel ruolo spumeggiante della giovane ingenua, in cui dimostra di possedere tempi comici perfetti e abbiamo apprezzato Dan Stevens, bello e “impossibile” nel ruolo del cantante russo gay ma non gay perché in Russia non ci sono gay e Pierce Brosnan in quello del padre di Lars.

Il difetto principale di un film che si vede comunque senza annoiarsi, nasce a parer nostro proprio dall'amore che Ferrell ha per una competizione di cui è perfino impossibile prendersi gioco e che viene rappresentata con rispetto e con la complicità di chi la presenta, la organizza e ha partecipato e anche vinto (noi abbiamo riconosciuto solo Conchita Wurst, ma chi segue l'ESC vedrà molti altri protagonisti). Ferrell ha fatto bene i compiti e dunque ha inserito una gran quantità di riferimenti a veri numeri ed episodi realmente avvenuti negli anni, in quello che diventa un vero e proprio omaggio da parte di un attore che sembra davvero vedere con gli occhi di Lars questo fantasmagorico evento.

Nel mezzo c'è la classica storia di due perdenti che è piuttosto prevedibile, con qualche numero musicale ben riuscito e ben diretto (il singalong) che – anche considerata la lunghezza del film - dà vita a uno strano ibrido che oscilla tra la commedia demenziale, la storia sentimentale, il feel good movie e il musical, senza trovare una decisa collocazione in nessuna di queste categorie. Il che potrebbe anche essere una scelta da parte dei realizzatori, ma lascerà probabilmente perplesso chi non conosce e segue la manifestazione. La satira e l'omaggio più divertente tributati all'Eurovision Song Contest resta a nostro avviso il personaggio di Les McQueen, chitarrista della band Crème Brulee, creato da Mark Gatiss per la serie cult britannica The League of Gentlemen, la rock star che ce l'ha quasi fatta e vive con rimpianto la sua partecipazione all'ESC nel 1981 con la canzone Voodoo Lady. Anche Gatiss è un grande fan della gara canora ma, a differenza di Ferrell, è europeo e ha il dono della sintesi.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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