Ernest & Célestine - la recensione del film

14 dicembre 2012
3.5 di 5

Un film d’animazione francese scritto dallo Daniel Pennac

Ernest & Célestine - la recensione del film

Un orso e una topolina potranno mai essere amici? Sono così diversi, nelle dimensioni, nelle abitudini, nelle priorità delle loro rispettive società. Uno abita nel mondo di sopra e l’altra in quello di sotto. Ma hanno molto in comune: entrambi vogliono fare altro rispetto a quello che la famiglia e la società si aspetta da loro. Ernest non vuole diventare giudice, ma preferisce fare il clown e il musicista mentre Celestine non ci pensa neanche a fare la dentista, lei vorrebbe disegnare e dipingere. Entrambi sono soli e dopo un primo incontro secondo natura con l’orso che sta per mangiare la topolina troveranno conforto uno nell’altro. Un gesto così contro natura da creare lo scompiglio nell’ordine costituito. Fra una tenerezza e l’altra, infatti, il film mette a segno una bella stoccata contro le pretesa naturalità di questo o quest’altro rapporto sociale. Ne viene fuori una famiglia del libero arbitrio e della scelta individuale.

Ernest & Celestine è la conferma della vitalità dell’animazione francese, figlia della grande tradizione delle bande dessinée, albi a fumetti che hanno negli scaffali delle librerie transalpine un posto d’onore. Dai brevi racconti illustrati di Gabrielle Vincent è tratto il film, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e diretto dal giovane disegnatore Benjamin Renner insieme a Vincent Patar e Stéphane Aubier (Panico al villaggio). Fra Appuntamento a Belleville e l’immaginario di Michel Ocelot è stato sceneggiato da Daniel Pennac ed è una storia solo apparentemente lontana dal mondo dello scrittore francese. Come nel ciclo di Malaussène anche qui si parla di famiglie elettive, scelte dai protagonisti contro il parere degli altri, come spesso accade in questi casi. Dal Belleville multietnico ai mondi di sopra e sotto di orsi e topi per Pennac è la magia della diversità che importa, con la forza dirompente della libertà di ognuno di declinarla a modo suo, vincendo quella paura che lo scrittore definisce “la passione della mia vita” e che ci regala la più bella sequenza del film, quella iniziale con un gruppo di topini spaventati da un severo educatore.

Con la musica accompagnamento sapiente e le stagioni che si alternano ci viene anche a noi spettatori la voglia di andare in letargo, per poter poi apprezzare l’esplosione di vitalità e gioia della primavera. In un mondo di assordanti solitudini Ernest & Celestine ci ricorda il valore della poesia e della realizzazione di noi stessi, accompagnati dalle tonalità pastello di un acquarello di grande eleganza e un doppiaggio per una volta all’altezza (voci di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher). Un oggetto ormai inconsueto e delizioso, mentre Pennac si conferma uno dei migliori narratori contemporanei dell’infanzia.





  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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