Ella & John - The Leisure Seeker: recensione del film di Paolo Virzì in concorso al Festival di Venezia 2017

03 settembre 2017
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Il livornese torna in America anni dopo Tanino e fa viaggiare in camper Donald Sutherland e Helen Mirren.

Ella & John - The Leisure Seeker: recensione del film di Paolo Virzì in concorso al Festival di Venezia 2017

La prima volta in America c'era sbarcato assieme al Tanino di Corrado Fortuna. Era il 2002, e lo sguardo di Paolo Virzì era quello del suo protagonista, sputato: lo sguardo di uno che è lì per fare il turista, tutto sommato. Che tenta una sortita, sapendo comunque di essere lì quasi per caso, e che il suo ritorno a casa era tutto sommato imminente, e andava bene così.
Sono passati 15 anni, e tanti film sotto i ponti: Virzì è cresciuto, il mondo lo ha visto e conosciuto, e si è fatto conoscere, e in America può permettersi di tornarci con la consapevolezza di essere comunque "uno di loro", di poter ragionare alla pari con quel territorio.

Allora lo guardi, Ella & John - The Leisure Seeker, e non ti sembra il film di un regista italiano in trasferta all'estero. Lo guardi, e ti pare un film che non ha nulla da invidiare a una produzione media americana: che anzi pare proprio un film fatto e pensato in America.

Il viaggio on the road di Donald Sutherland e Helen Mirren - cui Virzì si affida completamente, lasciando che loro facciano la loro cosa senza troppe limitazioni, né forse troppe indicazioni - è meno vibrante ed emozionante di quello di Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti raccontato dal livornese nella Pazza gioia.
Certo, perché la storia è diversa, perché lì c'era il tumulto di una vita ancora tutta da vivere e qui la dolce malinconia di un esistenza arrivata al termine, con tutto quello che questo comporta in termine di bilanci, paure, interrogativi. E la grande capacità del livornese di raccontare, la scorrevolezza delle sue storie e il grande amore per i personaggi sono sempre lì, e sono innegabili; il mix di commedia e dramma sempre dosato con attenzione.

Ma l'impressione è che l'America abbia un po' raffreddato l'energia e il calore che Virzì è in grado di infondere nel suo cinema, anche a dispetto di momenti di indubbia forza emotiva. Questo di The Leisure Seeker è un Virzì che tira le redini, un po' timido di fronte alle emozioni della malattia e della morte, al bagaglio delle esistenze, raccontate con una visceralità minore rispetto, ad esempio, alla Prima cosa bella. Un Virzì che si aggrappa qui e lì ai punti fermi di pur asciutte retoriche di quei temi, del cinema di viaggio, e del cinema americano più in generale. Alle musiche, ai luoghi e al mestiere degli attori straordinari che ha a disposizione.
Quello di questo film non era di certo un viaggio di conquista, ci mancherebbe: ma appare evidente che il livornese, magari per umiltà, si è fatto riempire lo sguardo dall'America più di quanto non abbia ricoperto quella stessa America del suo.

Oltre l'emozione, la malattia e la morte, oltre a questo che potrebbe esser pudore, rimane comunque il fatto che The Leisure Seeker è uno di quei film che, nell'ultimo periodo, stanno raccontando attraverso le vicende dei loro anziani protagonisti la fine di un'era, cogliendo il senso della profonda e traumatica cesura storica che stiamo vivendo.
John e Ella, in viaggio verso il loro destino, per riappropriarsene, sono un mondo che sta scomparendo, che ha provato a costruire qualcosa di buono, e forse l'ha anche fatto, e che ha commesso errori, e che però ora non vuole saperne più nulla.
Quel che è fatto è fatto, ed è ora di lasciare, di andare, affidando il futuro a una nuova generazione liberata un po' bruscamente e brutalmente dal fardello del passato.
Anche se le cose non sono mai così facili: purtroppo.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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