È stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito: recensione del documentario di Walter Veltroni su Paolo Rossi

19 settembre 2022
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Con garbo e delicatezza, Walter Veltroni racconta Paolo Rossi nel documentario È stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito, che è un ritratto del calciatore e dell’uomo, che ha realizzato il sogno di tanti bambini che volevano diventare dei campioni.

È stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito: recensione del documentario di Walter Veltroni su Paolo Rossi

Erano i primi anni '80, e se la scena musicale si preparava ad accogliere il meglio del pop britannico, con i Duran Duran e gli Spandau Ballet in testa, in Italia si faceva fatica a coltivare l'ottimismo. Come se non bastasse, si usciva poco, perché le strade erano macchiate di sangue, le automobili e i treni esplodevano, i cinema venivano incendiati. C'erano ancora i pantaloni a zampa d'elefante e le signorine buonasera, e il Natale cominciava a diventare oggetto di commedie goliardiche. E c'era il calcio, giocato da sportivi e non da star e commentato da giornalisti dall'ottima dizione che erano ben accolti negli spogliatoi. E proprio di calcio, anzi di un calciatore gentiluomo, parla il nuovo documentario di Walter Veltroni, chiamato dalla Palomar a mettere la sua delicatezza di racconto a disposizione di una vicenda gloriosa ma dal finale amaro.

È​ stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito è il ritratto di Paolo Rossi, che poi fu uno degli uomini che contribuirono a traghettare il nostro paese fuori dagli anni di piombo e che diventò l’icona dei Mondiali di Calcio del 1982.
Ma come? - direte voi - ancora un film sugli Azzurri trionfatori guidati da Enzo Bearzot? Sì e no. Sì perché nel 2022 ricorre il quarantesimo anniversario di quell'indimenticabile competizione sportiva, e no perché l'intento del regista non è solamente celebrativo. Veltroni, infatti, ci tiene anche a restituire la generosità, la dolcezza e la resilienza di un essere umano che è stato nello stesso tempo archetipo e individuo, e che ha incarnato il sogno tutto italiano di coltivare una passione, di riuscire a trasformarla in una professione e di diventare una leggenda.

Per questo nel documentario ci sono Paolino e Pablito, laddove il primo è il bambino che calciava bene la palla e che sognava di essere un centravanti infallibile (e che è interpretato da un attore giovanissimo), mentre il secondo è il giocatore di pallone che allo stadio Sarrià di Barcellona segnò tre gol mandando a casa il Brasile. È​ soprattutto all'inizio e alla fine del doc che le due parabole si incrociano, e anche la realtà e la finzione si sovrappongono, perché compare di frequente il piccolo attore. Poi il regista predilige Pablito e infine torna anche su Paolino. L'idea è bella e conferma la stima dell'ex politico nei confronti dei bambini, che hanno una propria visione del mondo, un ottimo grado di autoconsapevolezza e una maturità insospettabile. E però È​ stato tutto bello è un po’ discontinuo in questo senso, perché perde di vista il bimbo, come farebbe una mamma distratta, e ne riduce così il peso drammatico. Succede perché Walter Veltroni sembra avere urgenza di metterci a parte di un viaggio nel passato calcistico italiano che ha compiuto insieme ad Antonio Cabrini e Marco Tardelli. Ovviamente si tratta di un viaggio in Spagna, che a un primo sguardo può rammentare il pellegrinaggio nei luoghi di una serie tv di punta, solo che qui non c'è nessun santino, e in più l'ex sindaco di Roma ha il merito di non riproporci immagini che conosciamo ma materiale inedito, mostrando un presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che sarebbe perfetto per i nostri tempi bui e che ha sempre mantenuto il sorriso.

Pure Paolo Rossi si è sempre ricordato di sorridere, e non ha mai lasciato che il sorriso, che significava gentilezza e pacatezza, si trasformasse in una smorfia, nemmeno quando è arrivata la malattia. Tardelli e Cabrini lo sanno benissimo e lo rimpiangono, mentre, entrando nelle stanzette doppie che i magnifici 22 occupavano durante il ritiro, ci confermano che il mondo del calcio è prepotentemente cambiato. Nemmeno questo è una novità, ma la parte centrale del film è comunque piena di energia, avventurosa, epica e perfino picaresca, e colloca l'eroe o gli eroi in un contesto ben disegnato.

Infine arriva il terzo atto di È​ stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito. Abbiamo detto che Paolino fa nuovamente capolino, più spesso in bianco e nero come l'Antoine Doinel che Veltroni ha voluto mettere ne I bambini sanno. Il documentario diventa a questo punto intimo, raccolto, malinconico. I roboanti cori da stadio, le urla dei cronisti e le corse a perdifiato sul campo non ci sono più, perché è di congedo dalla vita che si parla. E allora è giusto che la macchina da presa di Walter Veltroni si rivolga alla moglie di Pablito e alle sue bambine: non per un peana collettivo, ma per parlare dell'eredità di Paolo Rossi, dell'esempio e dell'affetto che ha dato a quanti gli hanno voluto bene.

Sono due le lezioni o riflessioni che ci lascia È​ stato tutto bello. La prima è che Paolo Rossi è diventato Pablito perché tante volte è caduto e altrettante si è rialzato, suggerendoci che può esserci una vera e propria rinascita solo se prima c’è stato il dolore. La seconda ci porta invece a constatare che di eroi come Paolo Rossi oggi non ce ne sono, e non perché non esistano persone valide, ma perché siamo noi che non riusciamo più a credere ciecamente in qualcuno o a demandargli la nostra catarsi o il destino della povera Italia. Purtroppo il nostro non è il tempo del sogno. E allora possiamo solo cercare di resistere, mentre fantastichiamo sugli eroi del futuro.



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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