Et la fête continue! la recensione del film di Robert Guédiguian presentato alla Festa di Roma
Un quartiere di Marsiglia è sconvolto dal crollo di un edificio. La comunità vive la sua quotidianità mentre le elezioni comunali si avvicina. Robert Guédiguian torna a dirigere Ariane Ascaride e la sua Marsiglia in Et la fête continue! La recensione di Mauro Donzelli.
È sempre stato un cinema di comunità, quello di Robert Guédiguian. Quella costituita da chi lo circonda sul set, per lo più gli attori, ai limiti della compagnia teatrale, e quella degli ambienti che racconta. La sua Marsiglia questa volta è sintetizzata da un quartiere in particolare, poche vie, un microcosmo all’interno della città che per lui è motore di quasi ogni racconto. È una zona ferita dal crollo di un edificio, e rappresenta lo spunto reale da cui il regista parte, con tanto di immagini di repertorio, per la storia di Et la fête continue!
Un titolo che sembra in contraddizione con un evento così drammatico, figlio dell’incuria di chi non si preoccupa della manutenzione e dei proprietari senza scrupoli, né messe a norma. Guédiguian qui sembra perdere la rabbia che ha contraddistinto gli ultimi suoi film, quella di un comunista ancora convinto, in lotta contro un potere e una società che per lui si ostina a opprimere quegli umili, quel ceto popolare che rimane il punto di riferimento, quello che gli fa battere il cuore. Insieme alla sua diaspora armena, accolta da secoli a Marsiglia, città portuale e pronta a inglobare chiunque sia arrivato nella storia, diventato presto marsigliese. È una rabbia più sotterranea, quasi messa in attesa di una compiuta comunione fra i protagonisti della storia. Una volta ritrovate le ragioni per unirsi, più che l’egoismo di chi pensa a sé stesso, quella rabbia potrà magari tornare d’attualità e diventare lotta.
È un film che declina il concetto di amore in molte maniere diverse. Quello fra una madre e i figli, fra un padre e una figlia, fra due giovani che si innamorano con la granitica certezza che sarà per sempre. È quasi una scossa fiabesca e onirica quella che solleva dalla quotidianità questa congrega di personaggi, spesso complicata se non fatiscente come i palazzi crollati. Sono di tutte le età e le pulsioni, in un canto d’amore per una città fragile e in cerca di un primo sindaco di sinistra, “per bene e senza nessun razzista o fascista”. A sostenere questa rete di relazioni è Rosa, infermiera e candidata alle elezioni comunali, che non poteva essere che Ariane Ascaride, parlando d’amore. In questo caso quello di Robert Guédiguian per la sua musa e compagna di vita. Testimone di quanto accade è il vuoto lasciato dal palazzo crollato, presenza costante sotto lo sguardo severo di una statua di Omero, che da cieco non ha visto niente, ma ha sentito ogni scricchiolio.
Difficile trovare degli antagonisti, in Et la fête continue!, in cui le asperità si superano con il contributo di qualcuno che dà una mano per trovare lo slancio giusto. Aiutandosi l’uno con l’altro si smussano gli angoli in nome di conciliazione e dialogo. Un momento di reazione collettiva, in nome dell’eccezionalità marsigliese e ancora di più armena. Ma pur nel suo legame forte, al di là e insieme alle famiglie - sintetizzato da un piatto povero della festa, composto da soli tre ingredienti, pasta, acciughe e noci -, non divide. Non crea steccati, questa specifica culturale. Come tale è superabile e assimilabile.
Militante con brio e un po’ di ingenuità, Guédiguian ci accompagna in un immaginario con una sua grazia fuori moda e tempo. Come una vecchia giacca appena tirata fuori dal fondo dell’armadio, ancora con qualche sentore di lavanda o naftalina, rimasta in sonno a subire il susseguirsi di altre mode passeggere, pronta a rivendicare il suo spazio, magari per una passeggiata in città, fieri e sognanti, con un po’ di tempo da spendere e un buon libro per godersi questa città antica e accogliente, ma litigiosa e indifferente alle mode. Perché a Marsiglia non è mai troppo tardi, per andare a cena o a bere un bicchiere, ma anche, addirittura, per eleggere un sindaco socialista. Sempre che si mettano d’accordo, “cosa che non accadrà mai”.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito