Dream Scenario, la recensione del film con Nicolas Cage

27 ottobre 2023
3.5 di 5

Dopo Sick of Myself Kristoffer Borgli conferma uno sguardo e un talento anche girando per la prima volta negli USA, prodotto dalla fighettissima A24. Dream Scenario parla di internet come di inconscio collettivo, e si scaglia contro la cancel culture, accusando però la passività di chi la accetta. La recensione di Dream Scenario di Federico Gironi.

Dream Scenario, la recensione del film con Nicolas Cage

Kristoffer Borgli, come i suoi antenati vichinghi, lascia la Norvegia e approda nel Nuovo Mondo. Il suo cinema, trapiantato da Oslo nel Maine, non risente del viaggio e della nuova sistemazione. Nel passaggio a Sick of Myself a questo nuovo Dream Scenario il regista cambia poco, o forse tutto, ragionando sempre delle stesse questioni ribaltando però il grado di importanza e gli equilibri del racconto.
Lì si parlava dell’ansia per la fama e il riconoscimento, e tangenzialmente delle dinamiche della nuova cultura progressista anglosassone, dal paradigma vittimario fino alle ansie inclusive; qui, invece, si parte da assunti simili per concentrarsi sull’assurdità del mondo digitale contemporaneo nel quale vengono eretti miti dal nulla per poi abbatterli con violenza arbitraria, a cancellarli, sempre solo sull’onda di un’istintività isterica che con i dati di realtà ha ben poco a che fare.
Lì c’era una protagonista parte attiva della sua tragica (e comica) vicenda; qui, invece, un uomo passivo in totale balia di correnti di opinione che con le sue azioni non hanno nulla a che vedere.
Lì c’era la voglia di fare satira acida e surreale sulle dinamiche del nostro mondo; qui, invece, quella di mostrare la tragedia che si nasconde dietro la follia.

Andiamo per gradi.
Borgli non poteva che scegliere Nicolas Cage per il ruolo di protagonista in questo film. Un Cage che non è certo quello spiritato e posseduto delle sue performace più note e estreme, ma casomai quello tormentato, calvo e sovrappeso di Il ladro di orchidee, o quello dimesso di The Weather Man. Qui è Paul Matthews, biologo evoluzionista che insegna in un piccolo college del Maine, un uomo dalla famiglia più o meno felice, con un buon stipendio, una bella casa ma tante, antiche frustrazioni. Legate a quello che ritiene essere un mancato riconoscimento dei suoi meriti, a un’esistenza un po’ grigia, a una non meglio giustificata insoddisfazione esistenziale.
Quando inizia a essere protagonista - inerte, inattivo, mera presenza che non interviene nonostante le situazioni di bisogno e pericolo - dei sogni di più e più persone, diventando un caso mediatico, Paul non può non gongolare per l’inattesa e sempre maggiore popolarità, che spera possa aprirgli porte rimaste chiuse troppo a lungo.
Il problema è che nel giro di poco tempo i sogni delle persone iniziano a diventare incubi. Incubi in cui è diventato Paul il pericolo, l’aggressore, l’assassino, il sadico torturatore, lo stupratore. E allora, ecco che Paul da famoso passa a essere famigerato.
Cancellato da studenti e istituzioni che ritengono di sentirsi aggrediti, minacciati, turbati nel loro “safe space” dalla presenza di qualcuno che li ha traumatizzati nei loro sogni. Senza aver realmente, mai, fatto nulla.

Dream Scenario non racconta mai, davvero, il suo protagonista come una vittima.
Non ne fa un santino, una bandiera da sventolare contro certe isterie sempre più diffuse in scuole, università, social network. Se Paul è vittima di qualcuno è vittima di sé stesso. Della sua passività.
Se sente la sua vita come un fallimento, è perché quel famoso libro sulle formiche di cui parla e che vorrebbe pubblicare, lui, davvero, non l’ha mai scritto in anni. E quando una ex collega gli ruba l’idea, o la pubblica per prima, la colpa in fondo è solo sua. Perfino nel patetico tentativo di approfittare sessualmente della sua popolarità Paul rimane passivo, e finisce per riaffermare la sua totale e tragicomica mediocrità.
Inerte nella vita come nei sogni di chi inizia a sognarlo. E, se Paul non fa davvero nulla per far sì che i sogni delle persone diventino incubi, non fa nulla per interrompere una catena di follie, se non produrre delle scuse inutili, goffe e tardive che - come ogni manifestazione di scuse su internet - si ritorceranno ancor di più contro di lui.

Quel che Borgli evidenzia, in questo suo film solo apparentemente kaufmaniano (nel senso di Charlie), è l’irrazionalità totale e assoluta delle dinamiche sociali contemporanee, che sono ovviamente le dinamiche dell’internet, messe qui in chiaro e evidente parallelo con l’irrazionale per eccellenza, ovvero il sogno.
Un sogno che risponde a dinamiche subconscie, a stimoli puramente emotivi, a pulsioni istintuali: esattamente come, sostiene non senza ragioni il regista norvegese, come il nostro comportamento sui social network e in quella parte di vita reale che da quelle dinamiche prende esempio e modello.

C’è una recente intervista di Elena Stancanelli a Gipi, che è stata pubblicata online sul magazine culturale Lucy, diretto da Nicola Lagioia, in cui il fumettista ragiona sulle stesse questioni affrontate da Borgli in Dream Scenario, facendo esempi molto concreti e simili a certe vicende del film, e arrivando a conclusioni quasi analoghe.
Racconta Gipi che la sua nuova graphic novel, “Stacy”, parla di uno scrittore e sceneggiatore che, nel corso di un'intervista, rivela un sogno che ha fatto. Un sogno nel quale rapisce una ragazza, probabilmente allo scopo di torturarla. L’uomo aggiunge, per descrivere la ragazza, che è “burrosa”. A questo punto, racconta Gipi nell’intervista, “scatta inesorabile la condanna del tribunale della rete. Richieste di scuse, punizioni, retrocessione sul lavoro e tutto quello che sappiamo ormai avvenire quando a un personaggio pubblico viene attribuita una frase di cui pensiamo si debba pentire”.

Ecco, in Dream Scenario accade esattamente lo stesso, parlando appunto di sogni. E senza che nemmeno il povero Paul pronunci per davvero parole ritenute inaccettabili.
Ancora una volta, dopo Sick of Myself, Borgli colpisce duramente e con precisione. L’ambiguità surreale di quel suo primo film qui si è tramutata in un ragionamento esplicito sull'impossibilità di distinguere sogno - o meglio incubo - e realtà, reale e immaginario, che caratterizza la società contemporanea. Una società che può distruggerti solo e soltanto perché il suo inconscio collettivo, ovvero la Rete, decide tu possa rappresentare una minaccia, una turbativa, una (micro)aggressione.
Qualcosa di inaccettabile, un’oltraggio all’idea più campata per aria dei nostri tempi: quella di un safe space utopico, pervasivo e neutralizzante.

Che poi questo inconscio collettivo si presti, alla fine del film, a dinamiche che sono quelle del mercato, è solo un'appendice forse perfino inutile, buona solo a rafforzare il suo legame con l'internet e i social. O forse un contentino alla produzione A24, che in queste robe qui sguazza volentieri.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
Suggerisci una correzione per la recensione
Palinsesto di tutti i film in programmazione attualmente nei cinema, con informazioni, orari e sale.
Trova i migliori Film e Serie TV disponibili sulle principali piattaforme di streaming legale.
I Programmi in tv ora in diretta, la guida completa di tutti i canali televisi del palinsesto.
Piattaforme Streaming
Netflix
Amazon Prime Video
Disney+
NOW
Infinity+
CHILI
TIMVision
Apple Itunes
Google Play
RaiPlay
Rakuten TV
Paramount+
HODTV
lascia un commento