Don't Expect Too Much - la recensione del film Susan Ray
04 settembre 2011
Nell'anno del centenario della sua nascita, sono tanti, e in tutto il mondo, gli omaggi al talento unico e personalissimo di Nicholas Ray, personaggio centrale nella storia del cinema americano, molto di più che semplicemente il regista di Gioventù bruciata
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Don't Expect Too Much - la recensione del film Susan Ray
Nell'anno del centenario della sua nascita, sono tanti, e in tutto il mondo, gli omaggi al talento unico e personalissimo di Nicholas Ray, personaggio centrale nella storia del cinema americano, molto di più che semplicemente "il regista di Gioventù bruciata". Tra questi, il documentario che la vedova Susan ha dedicato ad uno dei periodi più intensi, avventurosi e controversi della vita e della carriera di Ray: la prima esperienza d’insegnamento presso l'Harpur College, quella nel corso della quale, dal 71 al 73, realizzò coi i suoi studenti il celebre film sperimentale We Can't Go Home Again.
Utilizzando come repertorio l'enorme quantità di girato di un film che abbatteva ogni possibile distinzione tra la vita reale e la finzione, tra scena e retroscena, e intervistando le donne e gli uomini che allora erano le ragazze e i ragazzi di Ray, la vedova del regista riesce a utilizzare quella particolarissima esperienza come esemplificativa e simbolica di tutta la complessa personalità artistica e umana del regista, il suo essere larger than life e ribelle e insofferente all’autorità e le regole, il suo stile sul set come nella vita privata.
Emerge chiaramente, dal film, come la grande contraddittorietà di Ray, la complessa coesistenza di lati solari e oscuri nella sua natura fossero figlie di una vitalità e di una curiosità instancabile, che unite alla sensibilità che il regista possedeva, lo rendevano unico e vulnerabile.
È stata la natura inquieta di Ray a permettergli di trovare una speciale sintonia con quegli studenti che erano al tempo stesso la sua troupe, il suo cast e la sua famiglia; la coincidenza tra una cesura nella sua vita e una cesura storica della società americana a spingere insegnante e allievi a ricercare insieme una nuova identità cinematografica e personale.
E Susan Ray, che di quei giorni e quegli eventi fu testimone diretta, ha l'intelligenza di farsi da parte, di non voler imporre uno sguardo che avrebbe potuto essere privilegiato, di evitare ogni tentazione nostalgica e apologetica per andare alla riscoperta di suo marito parallelamente al suo pubblico. Soprendendosi e appassionandosi quindi nel realizzare Don't Expect Too Much esattamente come noi spettatori nel vederlo.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival
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