Dino e la macchina del tempo - la recensione del film d'animazione
Non c'è molto cinema, in questo prodotto di chiara derivazione televisiva, ma i più piccoli troveranno divertimento e qualche emozione.
Certo, non tutti possono essere la Pixar o lo Studio Ghibli. Ma è pur vero che a volte un pizzico di fantasia e di impegno in più ci si potrebbero mettere.
Dino e la macchina del tempo, coproduzione tra Stati Uniti e Corea del Sud (uno dei paradisi dell’animazione a basso costo), fa quasi arrabbiare per le occasioni che spreca: perché, pur con alcune frecce al suo arco, quello che si propone come film cinematografico non riesce mai ad elevarsi al di sopra di uno standard televisivo, pur discreto.
La computer animation è utilizzata in maniera piuttosto piatta ed elementare, ma è nella struttura narrativa che Dino e la macchina del tempo perde le sue migliori occasioni.
La trama del film, infatti, è sufficientemente elementare per tenere viva l’attenzione del pubblico più giovane, e tocca con discreta consapevolezza una serie di tasti (la famiglia, l’essere bambini, il rispetto e la trasgressione funzionale delle regole) che producono note in grado di soddisfare le esigenze dell’intrattenimento con quelle della pedagogia.
A mancare però sono una costruzione che risulti realmente coinvolgente dal punto di vista emotivo, un finale meno sbrigativo e l’adeguato sviluppo di tutta una serie di elementi disseminati nel racconto (tutti piuttosto derivativi) che dovrebbero strizzare l’occhio più cresciuti e ai loro accompagnatori.
Dino e la macchina del tempo rimane allora un onesto e basilare intrattenimento per i bambini più piccoli, che si divertiranno e vivranno anche qualche emozione, capace di non seccare chi li accompagna ma non in grado di stimolare in entrambi quel legame emozionale in più che è proprio della magia del cinema.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival