Creed III: la recensione del film di e con Michael B. Jordan

02 marzo 2023
2.5 di 5

Stallone non c'è, Adonis Creed non è più un underdog ma anzi è diventato ricco e un po' vanesio, ma c'è Jonathan Majors, attore bravo e carismatico, nei panni di una sorta di Tyson sbucato dal passato del campione per creargli qualche problemino. Recensione di Federico Gironi.

Creed III: la recensione del film di e con Michael B. Jordan

La forza della saga di cui Creed III è l’ennesimo capitolo è sempre stata in alcuni fattori ben precisi: il personaggio di Rocky, interpretato da Sylvester Stallone; il lavoro di epica narrativa su quello che in America chiamano l’underdog, ovvero lo sfavorito, quello che emerge venendo dal basso; il carisma del rivale.
Se è nato lo spin off dei film interpretati, e questa volta anche diretto, da Michael B. Jordan è perché, per fare un esempio, è esistito l’Apollo di Carl Weathers. Non a caso ucciso, in Rocky IV, dal rivale per eccellenza di Rocky, Ivan Drago, quello che torna in Creed II perché, come è logico che sia, suo figlio Viktor, da lui allenato, deve affrontare il figlio di Apollo allenato da Rocky.

In questo Creed III Rocky non c’è più (nemmeno la mano di Stallone in sceneggiatura, e purtroppo si sente: questioni produttive, più che narrative, ma vabbe’) e Adonis è tutt’altro che un underdog, perché è il Campione, e si è ritirato all’apice del successo, andando oramai in giro con un Cullinan, il SUV di Rolls Royce, e abitando in una villa faraonica. Rimaneva quindi da puntare tutto, e forte, sul rivale, che qui è, appunto, pure l’underdog di turno: l’amico d’infanzia finito in carcere da giovanissimo con una vaga corresponsabilità dello stesso Adonis, e ora uscito e intenzionato a riprendersi tutto quello che convinto esser suo di diritto, ovvero il titolo mondiale, costi quel che costi.
E se punti forte con Jonathan Majors, puoi star certo che la tua scommessa è, se non proprio coperta al 100%, una scommessa sul sicuro.

Nell’angolo rosso, un Adonis Creed fin troppo innamorato di sé stesso e del proprio successo, messo in crisi dal riaffiorare di un passato oramai lontanissimo, mentalmente e finanziariamente. Nell’angolo blu, ecco Damian "Dame" Anderson, uno che si porta dietro una voglia di riscatto che potrebbe alimentare una centrale elettrica tutto da solo, che come si muove, come parla, come sale sul ring e come combatte sembra - mica casualmente - Mike Tyson.
Il cuore di Creed III sta tutto nell’incontro tra questi due, dove per incontro non intendo quello sul ring, girato da Michael B. Jordan con una serie di scelte discutibili (ha dichiarato di essersi ispirato agli anime...), se non addirittura deprecabili, ma quello umano e esistenziale, se mi passate i paroloni. Un incontro attraverso il quale il non simpaticissimo Adonis si troverà a fare i conti con il suo passato, con le sue scelte, con il suo stile di vita, con il suo futuro. Insomma, con sé stesso.

Non è tantissimo, ma nemmeno pochissimo, e ce lo dobbiamo far bastare.
Anche perché innamorato di sé non è solo Adonis, ma pure Jordan, il Jordan regista e produttore, che si guarda bene dal fare quello che Stallone ha avuto il coraggio e l’intelligenza di fare più volte, in Rocky: raccontarsi come uno che perde. Sul ring come nella vita.
Perché tanto lo sappiamo tutti, come andrà a finire, Creed III, e che Jordan promuoverà a pieni voti il suo Adonis, come pugile e come uomo, mostrando anche la sua grande capacità di essere compassionevole, oltre che un figo muscoloso. Mentre il rivale, l’underdog, deve stare al suo posto, svolgere la sua funzione narrativa (che è anche quella di riconoscere la superiorità fisica e morale del suo avversario) e scodinzolare rispettoso a fine film.
Per il resto, niente di più e qualcosa di meno di quanto abbiamo già conosciuto: la famiglia, gli allenamenti incrociati, la grande epica della boxe, sudore e sangue. Con l’aggiunta di Jonathan Majors, bravo e intenso, ma questo l’ho già detto.
Non è tantissimo, ma nemmeno pochissimo, e, con l'aria che tira, ce lo dobbiamo far bastare.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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