Ce n'è per tutti, recensione del film di Luciano Melchionna

19 novembre 2009

Gianluca una sera decide di arrampicarsi in cima al Colosseo per poter trovare un momento di tranquillità ed osservare il mondo dall’alto. Da quel momento scoppia il putiferio. Questo lo spunto di partenza di Ce n’è per tutti, opera seconda di Luciano Melchionna.

Ce n'è per tutti, recensione del film di Luciano Melchionna

Ce n'è per tutti, la recensione

Gianluca una sera decide di arrampicarsi in cima al Colosseo per poter trovare un momento di tranquillità ed osservare il mondo dall’alto. Da quel momento scoppia il putiferio: autorità, TV e soprattutto amici tentano di accorrere ad osservare quello che ritengono un aspirante suicida.

Questo lo spunto di partenza di Ce n’è per tutti, opera seconda di quel Luciano Melchionna che qualche tempo fa aveva fatto discutere col suo esordio tutt’altro che conciliatorio, il durissimo Gas. Adesso il regista ha decisamente scelto di viaggiare su binari più sicuri ed ha optato per una commedia dai toni esplicitamente iperrealistici per raccontare una serie di personaggi che sconfinano senza remore nel grottesco; l’impianto corale di Ce n’è per tutti permette alcuni siparietti abbastanza gustosi, anche se non tutte le storie messe in scena risultano efficaci. A divertire (e divertirsi) più di tutti è il duetto che vede protagoniste Ambra Angiolini e Micaela Ramazzotti, impegnate nell’interpretare due amiche totalmente differenti: bacchettona e repressa Isa, sexy e superficiale Eva. Già il fatto di vedere le due attrici alle prese con i ruoli invertiti (ci si sarebbe aspettato di vedere la Ramazzotti nei panni dell’oca giuliva e la Angiolini in quelli della frustrata, no?) suscita un certo interesse, aumentato dalla scelta originale di inserire le loro scene in ambientazioni e setting che di solito non vengono adoperati nel nostro cinema, oppure non vengono sfruttati per sviluppare la sensazione di tempo sospeso che il film in alcuni momenti riesce a dare al pubblico.

Quello che però riesce a Melchionna nella storia incentrata sulla Ramazzotti e sulla Angiolini, purtroppo non gli riesce invece con gli altri attori: i segmenti restanti di Ce n’è per tutti infatti raccontano con poca incisività quello che in teoria dovrebbe essere un universo umano disperato ed ipocrita, e che alla fine risulta invece soltanto abbozzato, quindi incapace di far riflettere lo spettatore come il film vorrebbe. Quella che ne viene fuori è una sequenza di personaggi potenzialmente introspettivi e poetici, ma in pratica incapaci di incidere, delineati in maniera quanto meno sommaria. In un cinema italiano che continua quasi sempre a scegliere storie striminzite ed un’idea di messa in scena volutamente “povera”, una produzione piccola come Ce n’è per tutti vuole invece adoperare la lente deformante del grottesco per costruire un lungometraggio surreale. Il risultato è debole, con pochi sprazzi di buon cinema e troppi momenti di stanca. L’iniziativa però va almeno lodata, e speriamo che Melchionna – e pochi altri registi insieme a lui – vogliano continuare su questa strada.



  • Critico cinematografico
  • Corrispondente dagli Stati Uniti
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