Bros: la recensione della prima commedia romantica con protagonisti uomini gay distribuita da una major

22 ottobre 2022
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La commedia sentimentale Bros, in cui Billy Eichner e Luke MacFarlane si innamorano, non solo è la prima ad essere legata ad una major, ma è anche l'unica finora ad avere un cast interamente LGBTQ+. Il bello è che chiunque può identificarsi con i protagonisti e nella storia.

Bros: la recensione della prima commedia romantica con protagonisti uomini gay distribuita da una major

C'è una scena all'inizio di Bros in cui Bobby, uno dei personaggi principali, parla con un produttore che vorrebbe fargli scrivere una commedia sentimentale destinata agli eterosessuali e incentrata su due uomini gay che si innamorano, un film che dimostri che l'amore e il sesso sono gli stessi per tutti. Visibilmente seccato, Bobby risponde che non è vero e rifiuta l'incarico. Ma si sbaglia, perché, guardando proprio la rom com di Nicholas Stoller, non è possibile non riconoscere come proprie le dinamiche fra Bobby e Aaron e identificarsi ora con l'uno e ora con l'altro anche se si è eterosessuali. Se succede questo è perché certi sentimenti sono universali. Cambiano magari le modalità di manifestarli, ma siamo tutti sotto lo stesso cielo e tutti veniamo trafitti dalla freccia di Cupido.

La sequenza appena descritta non costituisce un unicum nel film, perché, attraverso la stolida negazione di diritti acquisiti o di emozioni condivise, un racconto cinematografico improntato sulla leggerezza, su battute travolgenti e sull'irresistibile esagerazione di alcuni cliché legati all’universo LGBTQ+ fotografa ciò che accade nella realtà e sventola, con la giusta militanza intrecciata a un'ironia sottile, la bandiera dell'uguaglianza. Questo è uno dei meriti fondamentali di Bros, che detiene orgogliosamente due primati: quello di essere la prima commedia romantica su due uomini gay distribuita da una major e quello di avere un cast principale esclusivamente LGBTQ+.

A un simile risultato non si è arrivati dall'oggi al domani, e che ci sia ancora tanta strada da fare lo si intuisce dai successi raggiunti da Bobby, rispettato e tenuto in grande considerazione da chiunque. Nella backstory del personaggio ci sono indubbiamente episodi legati all'omofobia, ma ci piace pensare che Nicholas Stoller e Billy Eichner abbiano voluto anche mostrare un sogno raggiungibile, dare corpo a una speranza. In fondo, il genere consente un po’ di sdolcinatezza, così come permette di citare Harry ti presento Sally - di cui ritroviamo la canzone "Our Love is Here to Stay" - e di scherzare sulle relazioni ai tempi delle app. Ma Bros si prende soprattutto la libertà di parlare di mascolinità versus vulnerabilità, un conflitto interiore che, nelle nostre società "liquide", tormenta le nostre anime come la continua lotta tra il desiderio di appartenenza e la spinta alla libertà nelle relazioni sentimentali. Come alle bambine di una volta veniva insegnato a giocare con le bambole e ad essere angeli del focolare, all'uomo è sempre stato richiesto un comportamento da maschio Alfa. Anche qui qualcosa è cambiato con il tempo, ma tanto Bobby quanto Aaron (Luke MacFarlane) non riescono fino in fondo a far vedere la loro fragilità, come si capisce anche dal titolo del film (che sta per "fratelli") e dal saluto che accomuna i personaggi, che si scambiano continuamente la frase "Hi, what’s up?" con voce baritonale e talvolta pacche sulle spalle.

È a dir poco strepitosa la sceneggiatura di Bros, e i dialoghi ricordano quelli dei film di Nora Ephron, non a caso Bobby a un certo punto guarda C'è posta per te. E proprio lui compie un'operazione in più dietro la quale si nasconde il genio di Billy Eichner, perché nelle sue tirate e nelle sue osservazioni c'è tanto cinema, ci sono tante serie tv e anche un po’ di letteratura: tanta cultura pop, insomma, e chi non coglierà i riferimenti, forse cercherà nomi e titoli su Google, il che è sempre un bene perché qualsiasi linguaggio artistico non dovrebbe mettersi allo stesso livello del destinatario ma appena più su, per insegnare qualcosa. Questo qualcosa è anche la tolleranza, virtù che appartiene alla stampa USA, che ha gradito molto il film, ma non alla gran parte della popolazione USA, che le scene di sesso riesce a vederle solo se ci sono un uomo e una donna.

Bros ha inoltre il grande pregio di scherzare perfino con i luoghi comuni che accompagnano il modo in cui un eterosessuale vede due omosessuali di sesso maschile. Lo fa, in particolare, accentuando l'anima queer del film: nei personaggi secondari, nei costumi, nelle scenografie, nelle battute di Bobby e, ovviamente, nel mestiere che Aaron, asso del crossfit, desidera fare fin da quando era bambino e di cui si vergogna. Anche la fotografia è al servizio della storia, con una New York città dell’amore e del Natale.

È un film politico Bros? Lo è, non fosse altro che per il suo distaccarsi dalla tendenza del cinema maistream a raccontare storie gay dal finale tragico, come Filadelfia, Milk o I Segreti di Brokeback Mountain. Lo sostiene anche Bobby, e chi siamo noi per contraddirlo?



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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