Bloodline - la recensione dell'horror indipendente di Edo Tagliavini

06 dicembre 2011
2.5 di 5

In Italia, contrariamente a quello che può pensare la maggioranza del pubblico, si fanno film horror. E non si è mai smesso di farli.


In Italia, contrariamente a quello che può pensare la maggioranza del pubblico, si fanno film horror. E non si è mai smesso di farli. Solo che – come accade molte volte anche a quelli americani – non arrivano nelle sale cinematografiche. Però escono quasi sempre all'estero, in dvd o sul web. Perfino in America, dove il bacino di appassionati è ovviamente più vasto. Succede ai film di Ivan Zuccon e a quelli di molti suoi colleghi, di essere conosciuti prima fuori che in patria. Ma nemmeno quelli migliori, se non hanno dietro uno sponsor forte, riescono a uscire in sala. Si accontentano perciò di vivacchiare tra un festival di genere e l'altro, recensiti dai soliti valorosi nerd, che vedono veramente tutto, sulle webzine di settore.

Ci fa dunque piacere che uno di questi film, Bloodline, dopo aver seguito più o meno lo stesso percorso, riesca ad avere un'uscita cinematografica. E' per questo che chiediamo venia se qualcuno ci troverà indulgenti con alcune delle pecche più vistose di questo film. Nonostante le ingenuità della sceneggiatura (riscritta – e si sente – molte volte), qualche attore non all'altezza e i molti compromessi a cui il budget limitato e i tempi ristretti di lavorazione hanno costretto i realizzatori, Bloodline ha delle indubbie qualità positive. Intanto non annoia, come molti dei suoi più pretenziosi fratelli di sangue, grazie alla regia dinamica di Edo Tagliavini e al montaggio di Lorenzo Loi, ma anche ai continui cambi di registro.

Nato come un pastiche di sottogeneri dell'horror e come omaggio ai film degli anni Ottanta, Bloodline mette insieme – senza altra necessità che la voglia di divertire – la ghost-story, i film di zombi e quelli coi serial killer. L'inizio nel bosco è bello, atmosferico e crudele. Francesca Faiella è una protagonista intensa e convincente, e tra gli attori meritava forse più spazio l'ex star del porno Francesco Malcom, che dimostra di esser dotato (no pun intended) di autoironia, espressività e doti comiche. Quanto alle citazioni, tutte evidenti agli occhi dell'appassionato, avremmo evitato quella di Shining, con l'omicida zoppicante che cerca le sue vittime nel labirinto (il paragone in questo caso è impietoso).

L'unica location a disposizione per le riprese viene sfruttata al massimo, ed è vero che per essere un film ambientato sul set di un porno il film è castissimo, pure troppo: il problema, al solito, è di ordine economico. Per venderlo all'estero, bisognava essere il meno censurabili possibile. Dunque l'equazione che da sempre apparenta i due generi più estremi, accomunati dall'esibizione del corpo e dalla sua manipolazione, non viene risolta ma solo suggerita. Però il gore non manca. Sergio Stivaletti ha dato una mano, e il trucco non delude. Bella – e non a caso più volte premiata nei festival di genere in cui il film è stato presentato - la colonna sonora, in parte opera di Claudio Simonetti e in parte composta da canzoni già esistenti. Certo non si può gridare al miracolo né suggerire Bloodline come modello da seguire per far rinascere il cinema italiano di genere. Ma sapere che qualcuno ci prova, nonostante tutte le difficoltà produttive e distributive contro cui deve vedersela l'horror autoctono, ci dà speranza per il futuro.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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