Anna Frank e il diario segreto: la recensione del film d'animazione per bambini di Ari Folman

28 settembre 2022
3.5 di 5

Una rilettura originale e coinvolgente per gli spettatori più giovani del Diario di Anna Frank nel nuovo film animato del regista israeliano Ari Folman. La recensione di Daniela Catelli.

Anna Frank e il diario segreto: la recensione del film d'animazione per bambini di Ari Folman

Ha corso un grosso rischio, e ne era consapevole, Ari Folman, il talentuoso regista israeliano di Valzer con Bashir, candidato all'Oscar come miglior film straniero, e The Congress, nell'affrontare una versione dichiaratamente diretta ai ragazzi de Il diario di Anna Frank, uno dei libri più noti, letti e tradotti in tutto il mondo. Tanto che aveva inizialmente rifiutato l'offerta della Anne Frank Fonds di Basilea, prima di decidere che sì, si poteva raccontare ancora questa storia per i più giovani, in modo diverso e forse meno “noioso” di quanto finora fatto dal cinema. Da quelle pagine di diario scritte senza filtri e con arguzia, capacità di osservazione e vero talento da un'adolescente che sognava di diventare scrittrice, rinchiusa per due anni in un appartamento nascosto ad Amsterdam, una prigione che avrebbe dovuto salvare la sua vita e quella dei suoi cari, ma che purtroppo venne scoperta proprio in tempo per l'ultimo trasporto ad Auschwitz, sono stati tratti lungometraggi, documentari, tv movies e anche un anime. Ma mai si era pensato ad una versione rivolta a chi aveva l'età di Anna, morta quindicenne a Bergen-Belsen, o anche qualche anno in meno. Al film più celebre, Il diario di Anna Frank di George Stevens, uscito nel 1959 e vincitore di 3 premi Oscar, collaborò anche Otto Frank, unico sopravvissuto della famiglia, tornato dai campi di sterminio senza conoscere la sorte di moglie e figlie, che morì l'anno seguente, dopo aver dedicato la propria vita alla pubblicazione del diario, per far conoscere i sogni e diffondere la memoria di Anna, lavorando con organizzazioni umanitarie in aiuto dei ragazzi in paesi di guerra.

Sperava, come molti, che conoscere una storia del genere aiutasse l'umanità a diventare migliore. Ora che tirano venti di guerra e che quello che è stato sembra ritornare, forse c'è davvero bisogno di riscoprire le parole e la vita di Anna Frank, anche attraverso la strada del cinema d'animazione, raccontandole con un linguaggio diverso e più moderno, che possa arrivare direttamente al cuore dei suoi destinatari, i bambini di oggi che saranno (si spera) gli adulti di domani. Da questo punto di vista, Anna Frank e il diario segreto è un'operazione perfettamente riuscita, perché Folman inserisce la storia in una cornice fiabesca, rendendo protagonista della vicenda l'amica immaginaria della giovane scrittrice, Kitty, che prende vita dalle parole scritte sul diario, al giorno d'oggi, in quella che è ora la Casa Museo Anna Frank ad Amsterdam, e cerca di scoprire che ne è stato di quella ragazzina che le confidava i suoi segreti e le sue paure. Estranea nella città e nell'epoca, Kitty diventa visibile agli altri solo quando si allontana dal museo, ma per “vivere” deve portare sempre con sé il prezioso diario, di cui di fatto diventa una ladra ricercata dalla polizia. Ad aiutarla sarà Peter, un ragazzino ladruncolo e attivista che ha a cuore la sorte degli ultimi, dei bambini oggi costretti a fuggire dai paesi in guerra.

Se il collegamento con la crisi dei rifugiati (non presente all'inizio del progetto, che risale a 8 anni fa, ma aggiunto strada facendo) può sembrare fin troppo facile ad uno spettatore adulto, che ne avverte l'inerimento un po' meccanico, bisogna tenere a mente la capacità di empatia e di immedesimazione dei bambini coi loro coetanei e il film, qua, parla apertamente a loro. In un'alternanza di tristezza, sogno, avventura e realismo, la storia di Anna rivive fino alla fine, quando le porte infuocate dell'Ade si spalancano per inghiottirla. Non ci sarà un lieto fine, per lei e per milioni di altri, e a sconfiggere le armate del Male (i nazisti sono rappresentati come non umani, lugubri giganti neri dal ghigno pallido di morte) non arriverà purtroppo in tempo il suo coloratissimo esercito di divinità greche e star del cinema, con Clark Gable che guida la carica. Perché il mondo di Anna Frank era pieno di speranza e senso dell'ironia, intelligenza e sensibilità, misti a quella malizia e ribellione verso i grandi che hanno tutti gli adolescenti. Una vita promettente, spezzata senza nessun motivo, come quella del milione e mezzo di bambini sterminati durante l'Olocausto. Per ricordare quelle vite mai arrivate a sbocciare, che oggi sembrano non fare quasi più notizia, è necessario combattere l'indifferenza e l'odio anche con l'arte, e dunque ben venga questo film che non solo è ben fatto, disegnato e animato con grande perizia, ma può svolgere, oggi più che mai, una necessaria funzione educativa.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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