Animanera - recensione del film di Raffaele Verzillo
Arriva nelle sale un film italiano autoprodotto, da due anni in attesa di distribuzione. Tra i motivi del ritardo c'è sicuramente il tema affrontato dalla pellicola, che esce col divieto ai minori di 14 anni. Animanera è distribuito da Medusa, e sostenuto dalle principali associazioni a tutela dei minori vittime di abusi sessuali.
Animanera - La recensione
Ci sono temi che è davvero difficile affrontare in forma di fiction. Temi che pesano e schiacciano, con la forza della loro insostenibile violenza, anche il più coraggioso degli autori. Ci sono tabù che il cinema a lungo non ha mostrato, come l'uccisione di un bambino. Alfred Hitchcock non si perdonò mai di aver fatto morire il piccolo che trasportava inconsapevolmente la bomba in Sabotage, e sull'impossibilità di fare del male a queste creature - sia pure per legittima difesa - si basava il grande film di Narciso Ibaňez Serrador Ma come si può uccidere un bambino? Affrontare la tematica della violenza sui minori è sempre a rischio: ricordiamo ad esempio Il figlio perduto di Chris Menges (1999), il cui fallimento non a caso segnò la fine della carriera registica del noto direttore della fotografia. Ha avuto dunque un gran coraggio il regista napoletano Raffaele Verzillo, che fa di un tema terribile come la pedofilia il centro della sua opera prima, Animanera.
Il film si concentra sul singolo caso di un uomo in apparenza del tutto normale, con un lavoro comune e banale (fa l'amministratore di condominio), che nasconde un terribile segreto: rapisce, stupra e massacra bambini, dando libero sfogo alla sua parte bestiale, nata dagli abusi subiti nella propria infanzia. Come molti di questi uomini, ha una moglie che forse sa e non parla, finge anche con se stessa di ignorare chi ha al fianco, per non perdere il proprio status e non venire toccata da un crimine così infamante da coinvolgere chiunque sia vicino al “mostro” in questione. Quando l'uomo rapisce l'ennesimo bambino, un commissario di polizia e una criminologa iniziano una corsa disperata contro il tempo per salvare almeno questa vittima.
Verzillo adotta uno stile realistico e angosciante nelle sequenze in cui il pedofilo agisce, ed è esemplare nella descrizione della “seduzione” della vittima trascurata e bisognosa di attenzione. E' molto bella e quasi insostenibile la sequenza in cui il magistrato interroga un altro pedofilo sadico arrestato nel corso delle indagini, interpretato magistralmente dal grande - e misconosciuto – Luis Molteni, caratterista di vaglia del nostro cinema. Il fatto che il suo personaggio sia ispirato a un individuo realmente esistente che usava proprio quell'agghiacciante modus operandi la dice lunga sull'abisso in cui vivono questi criminali da cui la società deve assolutamente difendere i più deboli, anche se spesso non ha gli strumenti adatti per farlo.
Dal punto di vista cinematografico il regista sceglie un cinema di genere che richiama inevitabilmente molti modelli, tra i quali il più presente è Il silenzio degli innocenti. Ma è proprio qui che la povertà del budget inficia maggiormente la riuscita di un film che, interpretato essenzialmente da 4 personaggi, perde credibilità e suspense soprattutto nel convulso finale, risolto in modo approssimativo e “miracolistico”, sia pure senza un happy end. E' pur vero che le persone che si occupano di questi crimini operano nell'ombra e con pochi mezzi, ma nella realtà per arrestare un pedofilo pluriomicida di quel genere si sarebbero mosse forze più consistenti, e il caso avrebbe scosso l'opinione pubblica, richiedendo fin dall'inizio l'impiego di una task force più corposa di due elementi. Ma il film, dicevamo, è autoprodotto e gli attori hanno rinunciato al loro cachet, accettando un regime di partecipazione agli eventuali utili per un progetto in cui credevano. Una lode particolare va al protagonista, l'attore teatrale Antonio Friello, che offre uno spessore umano e una dimensione reale a un personaggio difficilissimo, in grado di spaventare anche nomi più famosi.
Per il suo secondo film, Verzillo ci ha detto di pensare a una commedia brillante: una scelta più che comprensibile, dopo questa immersione in apnea nel cuore di tenebra dell'animo umano.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità