Ancora più bello: la recensione
Secondo capitolo di una trilogia sulla ricerca dell'amore di una giovane fra sogni, malattia e degli amici che sono una vera famiglia. Sul più bello aveva posto le basi, ora Ancora più bello conferma la cura di una storia con ben in mente il proprio pubblico di riferimento, cercando di ampliarlo.
Il momento della consapevolezza, dopo aver conquistato il diritto alla felicità. Marta è la protagonista di Sul più bello, che in Ancora più bello, primo di due sequel girati in contemporanea, indossa ancora un tubicino trasparente che spunta dalle narici, ma non si rinchiude più nelle stanze dai colori carichi della sua casa torinese, che divide con i due amici che sono una famiglia acquisita, Federica e Jacopo. La sua frizzante personalità, illustrata dalla ormai consueta voce fuori campo, non è più solo un contraltare autoironico al disvelarsi delle sue vicende quotidiane. Diventa invece specchio di una crescita di autostima, in cui la malattia viene accantonata, rimane in attesa di un donatore compatibile per un trapianto di polmoni; salvo riapparire per un brutale ritorno alla realtà che ci accompagnerà alla conclusione della trilogia.
Al centro di Ancora più bello c’è una giovane donna ormai consapevole di sé, alle prese con la vita di coppia, non più con il sogno di potersi innamorare, ricambiata. Una quotidianità non semplice, anche se Gabriele è bello, dolce, artista, e non stupisce finisca per accettare un lavoro sulla rive gauche parigina, trasformando la sua storia con Marta in una temibile relazione a distanza.
La ricetta non cambia, rimane l’ironia dissacrante con cui affrontare l'educazione sentimentale di un’orfana che non si fa piegare dalla vita, ma si costruisce una famiglia e si avventura piena di entusiasmo e ironia in un’età adulta resa ancora più complessa dalla sua patologia: la mucoviscidosi. Il regista è un veterano, Claudio Norza, mentre Ludovica Francesconi si conferma la sua vivacità ironica che la rende catalizzatrice di empatia. È lei ancora una volta il valore aggiunto di questa storia, insieme a una scrittura sincera e indirizzata con abilità al suo pubblico di riferimento. Il pubblico è ormai affezionato a lei e ai suoi due amici, interpretati da Gaja Masciale e Josez Giura, tanto da perdonare alcune interpretazioni non convincenti in pieno. Smorfioso con brio, colorato ma non superficiale, Ancora più bello è il cinema di genere che ci vorrebbe in dosi decisamente maggiori dalle nostre parti, capace di dialogare con spettatori troppo spesso orfani di storie a loro indirizzate, se non su schermi più piccoli.
In attesa del capitolo conclusivo, la trilogia affronta temi cruciali come la gelosia, la malattia o il bullismo, anche quello che sfocia nel mobbing e nelle molestie sul posto di lavoro. Rinfrescante, poi, è il racconto di una vita sentimentale giocosa, ovviamente senza negarsi il mal d’amore, che prende atto, e dà per scontata la libera espressione della propria sessualità. Immersi in un mondo di colori spiazzanti e favolistici, con una fotografia che alimenta una certa leggerezza, senza negarsi momenti di realismo drammatico, Ancora più bello non dice niente di nuovo, ma riesce a farlo con credibilità, garbo e con protagonisti a cui voler bene.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito