Ambulance: la recensione dell'action adrenalinico di Michael Bay con Jake Gyllenhaal
Una rapina e un inseguimento per le highway di Los Angles. Ambulance è il ritorno di Michael Bay con un action thriller con Jake Gyllenhaal e molta adrenalina. La recensione di Mauro Donzelli.
Un genere quasi abbandonato. Al massimo declinato come parente povero di altri generi che lo soffocano, mantenendolo sullo sfondo. L’action adrenalinico è in sofferenza, non sembra reggere a un’industria che si allontana da Hollywood, soprattutto come stella polare di geografia emotiva. Il cinecomic invade tutto, occupa i primi posti degli incassi e dei budget, con ambientazioni in non luoghi con tax credit convenienti, in cui disegnare città create su carta e ora in digitale. In questo contesto Ambulance è un oggetto inconsueto, che rivendica un legame inscindibile con la città di Los Angeles, ma soprattutto con quello che ha rappresentato in termini di immaginario fra l’action e l’urbanistico nel cinema d’azione anni ’80, con qualche sconfinamento nei ’90.
Michael Bay ha dimostrato un'ossessione per i corpi e i colori sempre troppo vivaci. Corpi meccanici come in Transformers, o dilaniati dalle lamiere come in 6 Underground. Proprio l’utilizzo quasi da autopsia metropolitana di strade, luoghi e macchine lanciate a tutta velocità lo ritroviamo declinato nella California meridionale in un film che inizia come un heist movie e prosegue dritto a tutto Speed fra inseguimenti a tavoletta. Inconsueto è il mezzo all'interno del quale i due rapinatori prendono i loro ostaggi e fuggono: un’ambulanza. Un luogo di adrenalina a fin di bene, in cui si corre non per fuggire da qualcosa (in questo caso una rapina finita non benissimo), ma verso la speranza di salvare vite.
Un veterano deluso dalla mancanza di riconoscenza del paese per cui ha combattuto e un professionista della rapina. Un affare di famiglia, visto che Will e Danny sono due fratelli, Yahya Abdel-Mateen II e Jake Gyllenhaal. Sotto la loro minaccia si trovano un poliziotto e una paramedica (Eiza Gonzalez), la migliore nel suo campo. A dargli la caccia la consueta pletora di divise variamente assortite, non sempre in buoni rapporti una con l’altra. Lo spazio/tempo è il terreno di giochi di Bay in questa storia, in cui si comincia nei grattacieli di downtown, dove ha sede la banca rapinata, per poi spostarsi lungo le infinite strade della vera Los Angeles. Quella orizzontale, con le colline da una parte e in fondo il mare, molto diversa rispetto alla tipica metropoli americana, su tutte Gotham City o le varie declinazioni cinecomic.
È una Los Angeles che tutti conosciamo, anche se non ci siamo mai stati, per averla vista tante volte in televisione o al cinema. Quella dei serpentoni d’asfalto incomprensibili delle highway, dell’assurdo fiumiciattolo d’asfalto e fogna, il Los Angeles River, gli elicotteri a tutta velocità, i capannoni malmessi delle aree industriali che si affacciano sulle autostrade nella infinita periferia di una città senza un vero centro.
Insomma, siamo nella Hollywood dell’action classico, ci siamo presi una licenza dai supereroi e dall’abuso di effetti digitali per ritrovare il sapore vintage delle gomme che stridono, delle psicologie tagliate con l’accetta, della ritualità di un’esperienza, questa sì, da vivere in sala perché ci si diverte di più. Insieme ad amici e affetti, a gasarsi e a dare di gomito, secondo le regole del verosimile, in cui non ha senso fare i professoroni del realismo a tutti i costi.
Ambulance è un giocattolone, ben più fresco nonostante il sapore retrò rispetto agli ultimi Transformers, in cui tutto è sopra le righe ma non troppo, in cui perdoniamo a Michael Bay pure un paio di esplicite autocitazioni di suoi film: perché ci si diverte alla grande. Sullo sfondo vediamo alla fine anche la scritta Hollywood sulle colline. Di cose ne ha viste scorrere ai suoi piedi, ma la immaginiamo perdere per un attimo la sua indifferenza e lasciarsi andare a un sorriso beffardo e compiaciuto.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito