2028: La ragazza trovata nella spazzatura, la recensione del film polacco
Colpisce per la qualità della recitazione e della messinscena 2028: La ragazza trovata nella spazzatura, opera prima di due giovani attori polacchi che ha vinto il Fantafestival e che paga un po' lo scotto dell'ingenuità dell'esordio in fase di scrittura. La recensione di Daniela Catelli.
2028: La ragazza trovata nella spazzatura colpisce e incuriosisce fin dal titolo, ma non solo: con l’eccezione di quelli di due irriducibili veterani come Agneszka Holland e Jerzy Skolimowski, sono poi sempre meno i film, soprattutto realizzati da giovani, che arrivano dalla Polonia, un Paese oggi più che mai diviso tra ansia di modernità e spinte fortemente retrograde, di cui fanno le spese soprattutto le donne e gli omosessuali. L’opera prima di Michal Krzywicki e Dagmara Brodziak – entrambi sceneggiatori e attori trentatreenni, lui anche regista – arriva un po’ a sorpresa nei nostri cinema dopo la vittoria al Fantafestival e vale la pena di dargli un’occhiata. La storia che i due decidono di raccontare sotto le spoglie della fantascienza distopica alla Orwell non scende molto in profondità ed è un racconto morale che mette in guardia contro la crescente disumanizzazione della società contemporanea.
In Polonia, in un futuro non troppo lontano e molto simile all'oggi, la società è divisa tra chi accetta senza problemi l’ultimo ritrovato per punire i trasgressori della legge e chi contesta la disumanità di questa nuova tecnica: i colpevoli vengono rasati a zero e muniti di un collare che inietta loro una droga che toglie loro ricordi, sensazioni e sentimenti e permette di utilizzarli come automi e schiavi, per i lavori più umili e ripetitivi e per il proprio personale piacere. Tra gli oppositori del sistema c’è Simon Hertz, un giovane che durante le proteste ha visto scomparire la sua ragazza, Julia, e per opporsi nichilisticamente alla realtà oppressiva in cui vive, ha annunciato il suo suicidio in diretta mondiale, su youtube, alla mezzanotte che segna l’inizio di un nuovo anno, suscitando molta attenzione mediatica. I suoi propositi vengono però dimenticati quando trova in mezzo ai rifiuti una ragazza-automa, che decide impulsivamente di aiutare, anche se sa che potrà costargli caro.
Al netto di alcune ingenuità nella scrittura, come il ricorso a metafore fin troppo ovvie, 2028: La ragazza trovata nella spazzatura colpisce per la qualità della messinscena, della fotografia (che rispecchia diegeticamente il lento ritorno all’umanità e al risveglio dei sensi della sconosciuta Blu, che prende il nome da una pubblicità vista in tv), e soprattutto per le ottime performance dei due protagonisti, che danno vita a due solitudini complementari, destinate a riempire l’uno il vuoto dell’altra e il cui incontro scatena una ribellione istintiva, umana ed immediata alla coercizione e all'indifferenza del mondo in cui vivono. Colpisce soprattutto la prova di Dagmara Brodziak, che in una prova fisica e psicologica molto difficile per qualsiasi attore rende alla perfezione, spesso con un tocco di umorismo, questa ragazza-automa, deumanizzata e senza storia, che lentamente impara di nuovo a vivere e ad amare.
Con l’ottimismo proprio di due persone giovani e innamorate, i due autori, tramite i loro personaggi, si imbarcano in una fuga on the road con strani compagni di viaggio, diffidando di tutti coloro che incontrano e che, a differenza dell’unica persona che potrebbe aiutarli, non li tradiscono. Perché il mondo migliore, pensano, è quello dentro di noi e basta tirarlo fuori senza paura per avere un impatto su quello al di fuori. Restano ottimisti fino alla fine, con la decisione di lasciare un finale aperto, un tenue raggio di speranza che - anche se fosse solo un’illusione - è l’unico modo in cui la vita può e deve essere vissuta, a qualunque costo.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità