Incastrati 2: prendere in giro la mafia è un dovere - incontro con Ficarra e Picone
Sono sempre sulla cresta dell’onda, amati dal pubblico del cinema con La stranezza e da quello televisivo. Salvo Ficarra e Valentino Picone tornano dal 2 marzo su Netlfix con la seconda stagione della loro prima serie, Incastrati.
Va bene l’ironia e la commedia, ma sempre senza dimenticare quello che la mafia è stata ed è tuttora. Del resto, “siamo tutti figli delle stragi degli anni ’90”, hanno tenuto a precisare Salvo Ficarra e Valentino Picone, presentando la seconda (e ultima) stagione di Incastrati, in arrivo in sei episodi su Netflix dal 2 marzo.
Si comincia dove si era concluso, con Salvo e Valentino in pericolo di vita. Si ritrovano, ancora, incastrati e intrappolati in una serie di vicende da cui è difficile liberarsi senza ferire i sentimenti delle persone che amano. Inevitabili i colpi di scena, l’irruzione di nuovi caratteristi molto ben scelti, in bilico fra comicità e thriller mafioso, come già dosato con abilità nella prima serie di episodi. Prodotta da Attilio De Razza per Tramp Limited, è sempre scritta dai due protagonisti e registi, insieme a Fabrizio Testini, Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli. Tornano anche Marianna di Martino (Agata) e Anna Favella (Esther) insieme a Tony Sperandeo (Cosa Inutile), Maurizio Marchetti, Domenico Centamore, Sergio Friscia, Mary Cipolla e Leo Gullotta.
In attesa di ritrovarli al cinema il Natale prossimo (“prestissimo tornerà la centralità della sala”), i due comici palermitani, reduci dal grande successo anche personale de La stranezza, si sono divertiti molto a completare le due stagioni (come previsto all’inizio) della loro prima serie televisiva. La definiscono una bella esperienza, ma “comandano sempre le storie, questa non poteva essere un film, nasce per il piccolo schermo. Vorremo tornare con una serie, magari sempre con Netflix, con cui ci siamo trovati benissimo, aspettiamo che una storia ci caschi addosso”.
“Per noi affrontare la serialità è stata l’occasione di sperimentare un’altra maniera di stare in scena”, ha dichiarato Salvo Ficarra, “la possibilità di giocare un tempo più lungo e portare avanti personaggi in una nuova forma. Ci piace cambiare e abbiamo colto subito la possibilità. Il cinema si dà sempre per morto, ma non è così, convivrà con le serie, in un’ampia offerta da cui poi il pubblico sceglierà cosa vedere. È stato bello presentare una storia per un pubblico internazionale di oltre 190 paesi, vedere le loro reazioni. La serie è fatta per chi ha il telecomando in mano, ma del resto anche i romanzi d’appendice erano proposti un capitolo per volta, non ce lo siamo mica inventati con le serie. È divertente e non c’è niente di male a finire con colpi di scena, poi non c’è di meglio di prendere in giro sé stessi, ma anche la mafia o i giornalisti morbosi. È bello ironizzare su tutto, anche sulla servilità stessa come abbiamo fatto con The touch of the killer e ora con il prequel, The look of the killer”.
La mafia rimane sempre un obiettivo centrale della loro satira, anche ora che Messina Denaro è stato arrestato, dopo che il loro Padre Santissimo, boss eterno latitante, era ed è disegnato anche sulla sua figura misteriosa. “Pensavano che non poteva essere proprio lì da dove veniva, l’hanno cercato ovunque eppure era proprio lì”, hanno ironizzato i due. “Per noi era importante non dimenticare, è la ragione stessa da cui parte la voglia di raccontare questa storia. I giovani non sanno delle stragi, alcuni piccoli omaggi, a Falcone e Borsellino, servono anche a ricordarli. Prendere in giro la mafia è un dovere, si prendono molto sul serio e non amano che venga fatto. Noi lo facciamo fin dal primo film. È l’unico modo che conosciamo, ogni tanto anche più seriamente, come abbiamo fatto con dei monologhi che si trovano su YouTube per gli eroi che hanno dato la vita. Ma attenzione, la mafia non ha il forcone e non parla strano, quando non si vede bisogna preoccuparsi. Come dice un poliziotto nella serie, ‘voglio trasferirmi a Milano, per cambiare, passando dalla mafia alla Ndrangheta'. Non si può chiedere a tutti di fare gli eroi, lo sono quelli che sono saltati in aria. Ma sono stati fatti tanti passi avanti, anche grazie al contributo della gente, dei siciliani”.