Hanno ucciso l'Uomo Ragno è la serie che non ci stancheremmo mai di vedere: La recensione finale

02 novembre 2024
4,5 di 5
135

Va dritta dritta nella lista delle serie tv migliori del 2024 la serie Sky Original creata da Sydney Sibilia: un grande racconto di formazione che ci invita a inseguire i nostri sogni e che è senza tempo e per tutte le generazioni. La nostra recensione di Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno è la serie che non ci stancheremmo mai di vedere: La recensione finale

Era una delle serie più attese dell'anno e sicuramente non ha deluso le aspettative. Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, ora disponibile interamente su Sky e in streaming su NOW , sembra aver conquistato tutti: piccoli e grandi, fan degli 883 e non, appassionati di teen drama e chi del genere non ne ha mai voluto sapere. Con la sua leggerezza e la sua ironia, il viaggio indietro nel tempo negli anni '90 che ci fa compiere e due interpreti promettenti (Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli) che hanno già lasciato il segno, questa serie di Sydney Sibilia ci ha regalato 8 episodi di spensieratezza e divertimento. La serie italiana migliore dell'anno? Sicuramente una di quelle che non ci stancheremmo mai di vedere e che, proprio come gli 883, rimarrà nell'albo d'oro. I numeri, d'altronde, lo confermano: nel momento in cui scriviamo i primi due episodi sono stati vista da 2 milioni di spettatori medi. È un titolo che ha messo d'accordo critica e pubblico. Qualcosa che, di questi tempi, non è certo scontata. Ma perché ha fatto centro? Sarebbe troppo semplice ridurre la nostra recensione alla risposta "perché sì". Eppure è così: Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883 è piaciuta a tutti perché non ha sbagliato nulla.

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"Il nostro superpotere sono i nostri sogni": Hanno ucciso l'Uomo Ragno è il sogno di tutti noi

I sogni sono il filo conduttore di una storia che è già entrata nel mito. Quella di Max Pezzali e Mauro Repetto, due ragazzi di provincia che raggiungono il successo inaspettatamente e diventano un fenomeno musicale. La loro storia è la parabola perfetta delle migliori amicizie: due liceali che alla fine degli anni '80 stanno al margine, due sfigati che da soli sono solo Max, il figlio del fioraio, e Mauro Repetto, quello bravo in tutto e in niente. Ma che insieme diventano gli 883, la band che negli anni '90 e oltre ha fatto emozionare un'intera generazione. Grazie al loro entusiasmo e al grido di "dignità zero" di Mauro ce la fanno. Compongono le prime canzoni senza neppure saper suonare uno strumento. Dimostrano che si cade e ci si può rialzare, che "il nostro superpotere sono i nostri sogni", come dice Max. Questa è la storia di tutti noi e, in particolare, di una generazione di ragazzi a cui era stato promesso tutto e che, arrivati alla soglia dell'età adulta, si sono trovati quasi senza niente. Spaesati, delusi, arrabbiati, eppure hanno trovato la propria strada. Hanno ucciso l'Uomo Ragno funziona perché è l'elogio della semplicità. Se vogliamo, anche della mediocrità. Di quei ragazzi che, a un certo punto della loro vita, si sono trovati confusi, desiderosi di scappare da una provincia che sta stretta, dallo "stesso posto, stessa storia, stesso bar".

Hanno ucciso l'Uomo Ragno

La musica, la nostalgia, la provincia come stato d'animo

Hanno ucciso l'Uomo Ragno è, ovviamente, anche una serie che si fonda sulla musica. Non solo quella degli 883. È stato fatto un lavoro enorme sulla colonna sonora che include successi degli anni'80 e '90 ma anche brani più recenti (una per tutte: All I Want dei Kodaline) che si adattano perfettamente allo stato d'animo dei personaggi. Per chi quegli anni li ha vissuti è anche un viaggio indietro nel tempo. Guardare una VHS sullo schermo, una cabina a gettoni, il motorino Ciao ci fa dire: "Io c'ero" e ci fa sentire parte di qualcosa di più grande. Il contesto della provincia, in questo caso Pavia, fa scattare poi immediate similitudini con alcuni dei teen drama più amati: in un attimo l'argine del Ticino sembra il pontile di Capeside di Dawson's Creek, il giubbotto di pelle "di un vero poliziotto di Chicago" di Max sembra quello di Fonzie di Happy Days. Questa serie è il teen drama italiano che mancava.

Sydney Sibilia e Groenlandia, insieme agli altri due registi Alice Filippi e Francesco Ebbasta e con gli altri sceneggiatori Francesco Agostini, Chiara Laudani e Giorgio Nerone, hanno avuto l'intuizione giusta e fatto l'ennesimo miracolo: rendere leggendaria - ma anche accattivante, poetica e messa in scena magnificamente - una storia che era già incredibile di suo. La storia di due underdog che da soli, probabilmente, non sarebbero andati da nessuna parte, ma che insieme sono diventati il simbolo di una generazione. Hanno ucciso l'Uomo Ragno ci ha ricordato chi eravamo e anche chi potremmo essere se solo avessimo il coraggio di inseguire i nostri sogni, se solo riuscissimo a non uccidere mai l'Uomo Ragno che è in noi. E anche se sappiamo come è andata a finire, non vediamo l'ora di vedere la seconda stagione.

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  • Giornalista professionista
  • Appassionata di Serie TV e telespettatrice critica e curiosa
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