The Secret Agent, la recensione del film in concorso al Festival di Cannes 2025

18 maggio 2025
4.5 di 5
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Il brasiliano Kleber Mendonça Filho firma un film bellissimo, avvincente, sensuale, pieno di amore per il cinema. La recensione di The Secret Agent di Federico Gironi.

The Secret Agent, la recensione del film in concorso al Festival di Cannes 2025

A dispetto del titolo del film di cui è protagonista, Marcelo - sempre che poi questo sia il suo vero nome - non è una spia: è un uomo in fuga, e a lungo non sapremo da chi o da cosa. E The Secret Agent non è un film di spionaggio, perlomeno nel senso in cui tradizionalmente lo intendiamo, anche se forse lo è comunque da altri punti di vista, nei toni da thriller paranoide con cui racconta misteri e false identità, intrighi politico-industriali, organizzazioni segrete che cercano di aiutare, nascondere, espatriare persone in difficoltà, di salvare chi è in pericolo di vita. E siccome siamo nel Brasile del 1977, quello della dittatura militare, quello di quando era presidente ​​Ernesto Geisel, di persone da aiutare o salvare ce ne sono molte.

La morte è un punto fermo, fisico e metafisico, di questo film: fin dalla prima scena, quella in cui il Marcelo di Wagner Moura ferma il suo Maggiolino giallo in una sperduta stazione di servizio, sul cui selciato giace da giorni un cadavere. E anche la repressione è presente in quella prima scena, quando arriva una macchina della polizia che quel cadavere lo ignora, per andare a fare le pulci al protagonista e esigere una tangente in sigarette. In auto Marcelo sta andando a Recife: lì lo aspetta una vitalissima e minuta 77enne che ha preparato per lui un appartamento, e ancora di più lo attende il figlio piccolo, che è coi nonni da quando sua mamma è morta e sogna di andare al cinema a vedere Lo squalo (che sarà un motivo ricorrente, in The Secret Agent).
Recife è la città di Kleber Mendonça Filho, che il regista aveva raccontato nel bellissimo, malinconico e cinefilissimo documentario autobiografico Retratos Fantasmas. E assieme agli aspetti da thriller spionistico-politico, che sono misteriosi e avvincenti, dentro a The Secret Agent torna quel senso di nostalgia e malinconia, tornano in qualche modo protagonista le sale cinematografiche della città, in una delle quali lavora come proiezionista il suocero di Marcelo.
E in fondo, anche nella sua cinefilia, anche The Secret Agent è un film popolato da personaggi che vivono e muoiono nel loro presente, e che noi - e non solo noi, con alcuni inserti che il regista ambienta nei giorni nostri, con una ragazza che per studio e ricerca ascolta le audiocassette in cui sono registrate le conversazioni di quei personaggi - rievochiamo dal passato.

In The Secret Agent si racconta la storia di un uomo in fuga, di coloro che lo aiutano conoscendo chi sia davvero e quale sia la sua storia, di poliziotti arroganti e corrotti, di industriali avidi di denaro e potere che assumono killer, di una gamba umana misteriosa - protagonista poi di una sorpresa geniale e divertentissima - ritrovata nella pancia di uno squalo. La storia di un paese vitale e energico nonostante la dittatura, delle sue drammatiche disparità sociali, delle sue divisioni e dell’energia trascinante, ma purtroppo anche mortale (ancora una volta, la morte) del suo carnevale.
The Secret Agent è un film assolato ma anche pieno di ombre, colorato ma anche oscuro, dinamico e malinconico, che abbraccia il genere senza esitazioni ma che non esclude affatto il realismo, politico e sensuale. Un film traboccante cinema, di un cinema purissimo e seducente: il cinema di Kleber Mendonça Filho e quello che Kleber Mendonça Filho ha amato e ama come spettatore, e che cita implicitamente nella struttura e nella forma (che ammiccano chiaramente al cinema americano degli anni Settanta senza mai perdere un’identità unica e precisa) e esplicitamente nei tanti rimandi ai film che, col titolo, i poster o le immagini, sono presenti in questo suo.

Il cinema eternizza, il cinema è popolato di fantasmi, e questi fantasmi - i fantasmi dei personaggi, della storia di un paese, dei suoi abitanti - sono quelli che The Secret Agent vuole farci vedere, conoscere, amare, ricordare. Perché la storia di uno, la storia di Marcelo, è quella di tanti. E il nostro dovere come esseri umani e come appassionati o realizzatori di cinema è quello di non permettere che si dissolvano nel nulla della mancanza di memoria.
Il modo in cui Kleber Mendonça Filho tiene assieme i tanti livelli e le tante anime del suo film a formare un disegno elegante e coerente, in cui riesce a combinare il cinema d’intrattenimento con le sue espressioni più artistiche e con le esigenze personali e politiche, in cui sposa tradizione e modernità sono davvero esemplari. E il suo The Secret Agent è un film sorprendente, intrigante e prezioso.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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