Da morire, film del 1995 diretto da Gus Van Sant. La vicenda si svolge nella cittadina di Little Hope, nel New Hampshire, a metà degli anni ’90. Suzanne Stone (Nicole Kidman) è un’avvenente ragazza di provincia, ossessionata dal desiderio di apparire in televisione. La sua aspirazione più grande è quella di sfondare come giornalista televisiva in un grande network ed è disposta a fare qualsiasi cosa per raggiungere questo obiettivo. Nel frattempo, però, deve accontentarsi di un lavoro come segretaria part-time nell’emittente televisiva locale.
Un giorno Suzanne conosce Larry Maretto (Matt Dillon), figlio di un ristoratore italo-americano vicino alla mafia. Accetta di sposarlo più per convenienza che per amore, perché può mantenerla mentre lei insegue i suoi sogni di gloria. Grazie alla sua intraprendenza, Suzanne viene presto promossa a presentare il bollettino meteorologico. Nello stesso tempo Larry, che ama veramente Suzanne, inizia a chiederle di creare una famiglia e di aiutarlo nella gestione del ristorante. A questo punto nella mente contorta di Suzanne si fa strada il pensiero che Larry rappresenta un ostacolo per il suo futuro di anchorwoman e che, quindi, deve sbarazzarsi di lui. Non può divorziare altrimenti perderebbe tutti i suoi privilegi, deve proprio farlo fuori.
Per realizzare il suo piano criminoso Suzanne si serve di un gruppo di liceali con i quali sta realizzando un documentario televisivo sulla gioventù degli anni ’90 dal titolo “Teens Speak Out”. Innanzitutto seduce Jimmy Emmett (Joaquin Phoenix), concedendosi a lui e poi minacciando di lasciarlo se non farà ciò che gli ordina. Poi manipola i due amici del ragazzo, Russell Hines (Casey Affleck) e Lydia Mertz (Alison Folland), sfruttando in maniera subdola l’ammirazione che nutrono nei suoi confronti. Alla fine i tre ragazzi uccidono Larry mentre lei presenta in televisione le notizie meteorologiche. La polizia comincia subito a indagare sull’omicidio di Larry. Ma anche la famiglia Maretto ha fretta di vederci chiaro e non esita a procedere per proprio conto per avere giustizia.
A Gus Van Sant ha giovato il lavoro su commissione, una pausa, una salutare distrazione dai suoi progetti autoriali. Perchè la prima volta del regista indipendente a Hollywood ha sortito un risultato inatteso: il suo To die for (in italiano Da morire) é una graffiante commedia satirica che un mestierante qualsiasi non avrebbe mai saputo rendere così paradigmatica. Sembra incredibile, ma questo è il suo film più riuscito: con Drugstore Cowboys, Belli e dannati e soprattutto con il tormentatissimo Cowgirls, inesorabilmente sbagliato nonostante i rimaneggiamenti subiti, Gus Van Sant ci aveva abituato a un cinema sempre in bilico fra l'espressione di un autentico talento e la bufala. Ed ecco che un soggetto non entusiasmante sulla carta, grazie a una regia estrosa, all'efficace commento rock e a un'interpretazione con i fiocchi, si trasforma in un film divertente e apocalittico, perchè l'America di Gus Van Sant resta pur sempre il paese della follia travestita da normalità. (La Nazione, Cristina Jandelli, 23/9/95) Un film amaramente critico ma mai pedante o didascalico, che fa il verso al caos massmediologico nostro contemporaneo con allarmante eppure divertente mixage narrativo. (Il Mattino, Valerio Caprara, 26/9/95) Tratto da un bel romanzo (Sonzogno) di Joyce Maynard ("cammeo" nel ruolo dell'avvocatessa), divertente, incalzante, attualissimo e crudele, Da morire è un piccolo miracolo, per almeno tre ragioni. Prima: Nicole Kidman, le sue battute, le sue incredibili mises, il suo personaggio di bionda arrivista e sentenziosa, incarnazione della tv, dei sogni che nutre, della non-vita e non-cultura che promuove (l'informazione-spettacolo, ovvero la morte dell'una e dell'altro). Secondo: il brillantissimo script del grande Buck Henry (altro "cammeo": è il professore), che dispensa battute memorabili ma guarda anche con affetto e attenzione ai personaggi minori. (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 9/10/95) La storia tratta da un romanzo di Joyce Maynard ha difetti di insufficiente giustificazione psicologica, le scene in tribunale debbono troppo a "Serial Mom" di John Waters; il film è certo meno realistico e struggente di altre opere di Van Sant eppure non meno sardonicamente accusatorio, è più brillante e accessibile agli spettatori eppure durissimo. (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 23/9/95)
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Joyce Maynard (1992), a sua volta ispirato al caso di Pamela Smart, una giovane donna condannata all’ergastolo nel 1991 per aver convinto il suo amante minorenne a uccidere suo marito.
Grazie al ruolo di Suzanne Stone, nel 1996 Nicole Kidman ha vinto il Golden Globe come Migliore attrice in un film commedia. Nello stesso anno le sono stati attribuiti l’Empire Award e il London Critics Circle Film Award.
Nel 1995 a Nicole Kidman è stato attribuito il Boston Society of Film Critics Award.
Da morire è il primo film su commissione di una major di Gus Van Sant, fino allora dedito solo al cinema indipendente.
Il film include cameo di George Segal, David Cronenberg, dello scrittore Joyce Maynard e dello sceneggiatore Buck Henry.
Attore | Ruolo |
---|---|
Nicole Kidman | Suzanne Stone |
Matt Dillon | Larry Maretto |
Joaquin Phoenix | Jimmy Emmett |
Casey Affleck | Russell Hines |
Alison Folland | Lydia Mertz |
Illeana Douglas | Janice Maretto |
Kurtwood Smith | Earl Stone |
Susan Traylor | Faye Stone |
Maria Tucci | Angela Maretto |
Holland Taylor | Carol Stone |
Dan Hedaya | Joe Maretto |
Wayne Knight | Ed Grant |
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