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The Net - Gioco di squadra raccontato dal sacerdote del maligno: intervista con Gaetano Bruno

In onda su Rai 2 e già disponibile integralmente su RaiPlay la serie sul calcio The Net gioco di squadra. Ne abbiamo parlato con il protagonista Gaetano Bruno in un'intervista esclusiva.

The Net - Gioco di squadra raccontato dal sacerdote del maligno: intervista con Gaetano Bruno

“Un sacerdote maligno del male”. Così definisce il regista Volfango De Biasi il personaggio di Gaetano Bruno (Maurizio Corridoni) nella serie The Net. Lo ritroviamo nel capitolo italiano, Gioco di squadra, ma è anche fra gli interpreti delle altre due serie, quella austriaca e, soprattutto, quella tedesca. In onda su Rai 2 e già disponibile integrale su RaiPlay, è un racconto che fa parte, come detto, di un progetto internazionale più ampio. Ogni capitolo una storia diversa, con alcuni personaggi chiave che ritornano, possibile però da gustarsi anche autonomamente, tutte accomunate da un tema unico: il calcio. Non si sa se e come potremo poi vedere anche gli episodi austriaco e tedesco. 

The Net - Gioco di squadra è diretta da Volfango De Biasi e Lorenzo Sportiello, prodotto da Cross Productions con Das Netz GmbH. Protagonisti Alberto Paradossi, Maurizio Mattioli, Massimo Ghini, Raymond Thiry, Galatea Ranzi, Beatrice Annera, Massimo Wertmuller, insieme appunto al villain, il convincente Gaetano Bruno, che abbiamo intervistato telefonicamente.

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“È un progetto a cui non avevo mai partecipato”, ci ha detto, “in cui il calcio è il macrotema, il potere che viene gestito per cercare di fare andare in un certo modo le cose. Italia, Austria e Germania hanno sviluppato singolarmente la propria serie, con alcuni personaggi che interagiscono. Io sono anche nelle altre, soprattutto in quella tedesca. Ho lavorato con colleghi straordinari ed è stato interessante vedere un tipo di linguaggio differente. Quella tedesca è più dark, quella italiana più leggera nel raccontare in chiave anche grottesca e tragicomica il mondo del calcio. Il mio personaggio esercita un grande potere. Nonostante qualche deviazione spirituale, scopriremo che la sua passione è il comando e rimane molto terrena. Vivrà i suoi tormenti all’interno di un convento di frati in clausura forzata, insieme a Massimo Wertmuller, una delle chicche di questa serie”.

Parlando del suo rapporto con lo sport nazionale, Bruno rievoca con una certa ironia. “Le radici mi portano all’oratorio da piccolo, dove, o si dimenticavano di me quando facevano le squadre perché negato, o per disperazione, mi mettevano in porta. Non seguo oggi tanto, sono giusto contento quando il Palermo vince. Rimango però ammirato dalla fede incrollabile da tifosi nella possibilità di poter sognare, vincolare la passione a quel sogno in cui si possano proiettare i nostri desideri”.

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È un bel momento per la carriera di Gaetano Bruno, sempre più apprezzato dal nostro cinema, ma anche da quello internazionale, con la passione per il teatro che continua e, parlando di televisione, il successo della fiction DOC. “Sono molto contento della possibilità che ho avuto di approdare a progetti internazionali come la serie di Fargo o House of Gucci. In questi giorni sto girando M. Il figlio del secolo di Joe Wright. Ha la capacità di imprimere grande forza, un salto di qualità alla sceneggiatura con piccoli segni che rendono ancora più efficace una narrazione di per sé altissima. In un contesto internazionale sei scelto perché funzioni non per la popolarità, come nel contesto italiano in cui si pensa ai soliti nomi per un ruolo da protagonista.  Sto lavorando nella serie Noi siamo leggenda di Carmine Elia, prodotta da Fabula Pictures e ho finito da poco un film di Pasquale Scimeca sul giudice Terranova, ucciso dalla mafia nel 1979. Poi c’è stata l’esperienza straordinaria nel nuovo Mission impossible, diretto da Christopher McQuarrie, vincitore dell’oscar per la sceneggiatura di uno dei miei film preferiti, I soliti sospetti. Lui e Tom Cruise hanno voluto fare una call con me. Interpreto un magistrato italiano che interroga una ragazza, nenche una protagonista, ma hanno grande attenzione nei confronti di chi scelgono. Sul set Cruise è venuto da me, si è presentato e mi ha ringraziato per aver partecipato nonostante sia molto impegnato. Sembrava una barzelletta, l’ho rassicurato che ero io a ringraziare lui. È una macchina enorme, ma è anche tutto molto semplice”.

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  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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