TRAMA SCUOLA DI POLIZIA 3: TUTTO DA RIFARE
Scuola di polizia 3: tutto da rifare, film diretto da Jerry Paris, continua a seguire le avventure degli ex alunni del comandante Lassard (George Gaynes). In seguito ad alcuni tagli di fondi da parte del governo, sembra che in città possa rimanere in piedi una sola accademia di polizia: ha quindi subito inizio una lotta per la sopravvivenza tra la scuola di Lassard e quella del comandante Mauser (Art Metrano).
Per preparare al meglio le nuove reclute della scuola e ottenere l’approvazione del governatore Neilson (Ed Nelson) a mantenere i battenti aperti, Lassard decide di chiamare in aiuto i suoi vecchi allievi, ormai esperti tutori dell’ordine: l'abile sergente Carey Mahoney (Steve Guttenberg), Eugene Tackleberry (David Graf), l’imponente Moses Hightower (Bubba Smith), la determinata tenente Debbie Callahan (Leslie Easterbrook), il sergente Larvell Jones (Michael Winslow) e l’ormai non più timida Laverne Hooks (Marion Ramsey).
Nonostante gli sforzi, le reclute di Lassard sembrano proprio non essere tagliate per il mestiere del poliziotto. Come se ciò non bastasse, Mauser è disposto a ricorrere ai metodi meno corretti per aggiudicarsi la vittoria su Lassard...
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CRITICA DI SCUOLA DI POLIZIA 3: TUTTO DA RIFARE
"'Scuola di polizia' è a metà cammino, e se già la seconda puntata aveva sollevato molte perplessità, questo numero tre solleva soltanto una quantità di sbadigli. Il buon esito del primo film è stato soltanto casuale, e difficilmente gli eventi straordinari si ripetono." (Francesco Mininni, Magazine italiano tv)"Si tratta di un'opera lenta, opaca, monotona e noiosa." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 101, 1986)."Terzo, stiracchiatissimo, atto dell'ormai esausta scuola di polizia, anche se sono già in cantiere pure il numero 4, il 5 e perfino il 6. Le gag si rincorrono a ritmo forsennato, ma sì e no una su dieci coglie nel segno, premiandolo inesorabilmente la sguaiataggine. Incredibilmente, però, almeno al cinema, è stato un altro clamoroso successo di pubblico. C'è poco da ridere. In ogni senso". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 17 gennaio 2001)
