Red Snake, diretto da Caroline Fourest, è un film sulla guerra in Medio Oriente dal punto di vista femminile. È la storia di Zara (Dilan Gwyn), una giovane yazidi rapita per poi essere venduta all'ISIS per svolgere il degradante ruolo di schiava sessuale. Il suo villaggio è stato saccheggiato, suo padre ucciso e a lei non è rimasto più nulla, a parte se stessa. Quando la giovane riesce a fuggire ai suoi aguzzini, s'imbatte in un gruppo di combattenti internazionali, la Brigata Snake, che combatte a fianco della resistenza curda.
Da semplice vittima si trasformerà in una coraggiosa guerriera, imparerà a usare le armi e a combattere. Insieme a lei un nutrito gruppo di donne, nelle quali Zara trova comprensione e solidarietà; sono: la giovane franco-algerina Kenza (Camélia Jordana), che ha a causa dei jihadisti perso sua sorella; Yael (Esther Garrel), una giovane israeliana; l'italiana Mother Sun (Maya Sansa), che in gioventù è stata vittima di uno stupro; Snipe (Nanna Blondell), una donna soldato che ha combattuto in Iraq; infine, Lady Kurda (Noush Skaugen), una curda della diaspora con una passione per i selfie. Sono loro che intimoriscono maggiormente i loro oppressori, convinti che la morte per mano di una donna li priverà del Paradiso.
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Il titolo originale del film Red Snake (Soeurs d'armes) significa sorelle in armi, commilitone, ed è un esplicito riferimento al contenuto, quello della guerra al femminile. La storia - una coproduzione tra Francia, Belgio e Italia - è scritta e diretta dalla regista francese Caroline Fourest, noto personaggio pubblico in patria, giornalista femminista, da sempre schierata contro tutti gli integralismi religiosi e l'antisemitismo e per i diritti gay, e rappresenta il suo debutto nel cinema cosiddetto di finzione dopo 21 documentari.
L'ispirazione nasce da fatti reali: quella delle donne di varia provenienza europea che sono andate volontarie in Siria per combattere con le milizie curde contro Daesh, e che in molti casi hanno sacrificato la loro vita al fianco dei compagni maschi per difendere i diritti delle popolazioni sotto attacco, come lo stato democratico e multietnico del Rojava (reso noto anche dal premiato romanzo grafico di Zerocalcare “Kobane Calling”), sotto attacco delle milizie integraliste.
Nonostante le buone intenzioni dell'autrice, però, il film è stato contestato anche da coloro che voleva rappresentare: Il Collettivo delle combattenti e dei combattenti francofoni del Rojava (CCFR) ad esempio ha chiesto il boicottaggio del film, accusandolo di “travisare la realtà storica”, di non rappresentare né i combattenti né la causa curda che sostiene di difendere e di aver abbellito il contributo alla lotta dei Peshmerga per fare piacere al Kurdistan iracheno, dove è girato il film. Sul suo blog Caroline Fourest ha risposto all'attacco accusando a sua volta il collettivo di essere “un account anonimo su Twitter” che perde tempo a nutrire i troll turchi. Del cast del film – il primo a parlare delle donne impegnate attivamente in un conflitto bellico – fa parte anche l'attrice romana Maya Sansa nel ruolo di Madre Sole.
In lotta per la libertà, contro la barbarie dell'ISIS, si sono impegnate un pugno di donne coraggiose delle brigate curde, che si sono fatte onore, contando anche sul terrore dei barbuti di Daech, che temono che essere uccisi da mano femminile impedisca un destino unltraterreno nel paradiso popolato da vergini disponibili. Lodevoli intenzioni, chi potrebbe dire diversamente, ma la riuscita è appesantita da molta retorica, da una regia poco efficace nelle scene di battaglia, e nel complesso rimane in superficie e coinvolge poco, nonostante la potenza della storia e delle commoventi protagoniste. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Disponibile direttamente in streaming online dal 18 giugno 2020.
Attore | Ruolo |
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Dilan Gwyn | Zara |
Esther Garrel | Yaël |
Camélia Jordana | Kenza |
Maya Sansa | mamma Sun |
Mark Ryder | Al Britani |
Nanna Blondell | Snipe |
Korkmaz Arslan | comandante |
Noush Skaugen | Lady Kurda |
Amira Casar | comandante |
Youssef Douazou | El Tounsi |