L’ultimo imperatore è un film del 1987 diretto da Bernardo Bertolucci.
Nel 1950 un treno militare proveniente dalla Russia sovietica si dirige verso la Repubblica Popolare Cinese, trasportando alcuni prigionieri. Tra essi c’è Aisin-Gioro Pu Yi, l’ultimo imperatore della Cina.
Consapevole dell’umiliazione che gli riserverà il futuro, Pu Yi tenta il suicidio tagliandosi le vene mentre rivive i momenti più importanti del suo passato. La mente di Pu Yi vaga fino al 1908 quando la stabilità dell’Impero Cinese è minacciata da una serie di cospirazioni e intrighi di palazzo.
Dopo la morte del regnante, l’Imperatrice Vedova convoca il bambino di tre anni Pu Yi, figlio del principe Chun, entro le mura della Città Proibita e lo proclama suo erede.
Cresciuto amorevolmente dalla balia Ar Mo e tra la falsità dei suoi collaboratori, il bambino è costretto a vivere un’esistenza ritirata e a contemplare la fine dell’impero, a seguito dalla guerra civile e dalla proclamazione della repubblica.
Nel 1919 il precettore britannico Reginald Johnson giunge alla corte dell’imperatore e diventa suo precettore, lo introduce alla moda occidentale nonostante gli attriti con i consiglieri di palazzo.
Pu Yi cresce ammirando l’Occidente e sognando di poter frequentare l’università di Oxford. Si torna nel presente. Pu Yi viene salvato da uno dei suoi aguzzini.
Trattato alla stregua di un comune prigioniero, l’imperatore viene accusato di aver complottato con il Giappone ed è condannato alla rieducazione maoista. Pu Yi narra i fatti che lo condussero ad avvicinarsi alla sfera d’influenza nipponica, influenzato dalla giovane età e dalla promessa di esercitare i suoi poteri in Manciuria.
Consegnato ai maoisti, l’ultimo imperatore trascorrerà nove anni costretto alla rieducazione comunista e sarà messo in libertà solo nel 1959, costretto a lavorare come giardiniere mentre vede la sua nazione crollare sotto le pressioni comuniste.
"Storia di una solitudine, quella di un uomo eternamente prigioniero, tra mura prestigiose prima, in un esilio dorato dopo, fino al suo approdo tra crisantemi coltivati con amore, nella illusione di una improbabile 'libertà'. Incapace e ambizioso, colpevole, ma anche sfortunato e vittima ad un tempo, testimone sempre di quegli eventi medesimi, fino a una morte ignorata, da uomo comune, non lontano dalle mura di quella splendida Città proibita, dove ogni suo capriccio di bambino Figlio del Cielo era legge per una Corte fastosa e corrotta. La vicenda di Pu-Yi risulta uno sterminato affresco, dove sono raffigurate varie mutazioni di un popolo. Di questi eventi e di una siffatta metamorfosi il film di Bernardo Bertolucci ci da forti e sontuose immagini, atmosfere affascinanti ed attendibili impressioni. E la narrazione puntuale e partecipe di una solitudine sposata alla inefficienza e all'ambizione, che nasce e cresce nei rituali pietrificati di tradizioni millenarie, si spreca e svilisce nei compromessi e nelle colpe, per finire, punita ed umiliata dal lavaggio del cervello, in un angolo oscuro di un ex-Impero. Il senso della Storia è sempre vivo e pungente, anche se la carica narrativa mira ovviamente a privilegiare la psicologia del personaggio, che nella sua triste parabola è del tutto emblematico. L'interpretazione di John Lone è eccezionale per acume, espressioni e silenzi. Un grande spettacolo, senza mai pesantezze né banalità e con una regia eccellente. Con un particolare apprezzamento per la colonna sonora, alla quale hanno posto mano in tre: Cong-Su per le musiche di scena destinate alla Corte Imperiale; il giapponese Ryuichi Sakamoto, per la eleganza dello stile, curiosamente autore delle pagine più occidentali e, soprattutto David Byrne per la parte più orientaleggiante della composita partitura, quella forse più riuscita nel sottolineare tensioni e atmosfere." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 103, 1987)
Agli Oscar del 1988, il film fece incetta di statuette trionfando in ben nove categorie tra cui ‘Miglior film’ e ‘Miglior regia’.
La pellicola trae ispirazione dall’autobiografia di Pu Yi, ‘Sono stato imperatore’.
Nonostante la reticenza della Cina a concedere permessi ad un regista, per di più straniero, Bertolucci ottenne il permesso di girare alcune scene all’interno della Città Proibita.
autobiografia "From Emperor to Citizen: The Autobiography of Aisin-Gioro Pu Yi" di Henry Pu-yi
Attore | Ruolo |
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John Lone | Pu-Yi |
Joan Chen | Wan Jung |
Peter O'Toole | Reginald Johnston, "R.J." |
Ying Ruocheng | Jin Yuan, direttore del carcere |
Victor Wong | Chen Pao Shen |
Wu Jun Mei | Wen Hsiu |
Fumihiko Ikeda | Yoshioka |
Tijer Tsou | Pu-Yi a 8 anni |
Richard Vuu | Pu-Yi a 3 anni |
Wu Tao | Pu-Yi a 15 anni |
Fan Guang | Pu Chieh |
Henry Kyi | Pu Chieh a 7 anni |
Alvin Riley III | Pu Chieh a 14 anni |
Hideo Takamatsu | Generale Ishikari |
Hajime Tachibana | Traduttore giapponese |
Basil Pao | Principe Chun |
Jian Xireng | Lord Chamberlain |
Soong Huaikuei | Imper. Lung Yu |
Jade Go | Ar Mo |
Maggie Han | Gioiello d'Oriente |
Cary-Hiroyuki Tagawa | Chang |
Ric Young | Primo inquirente |
Dennis Dun | Grande Li |
Chen Kaige | Capitano della guardia imperiale |
Lisa Lu | Tzu Hsi Cixi, imperatrice madre |
Ryûichi Sakamoto | Amakasu |
Liang Dong | Madre di Pu-Yi |
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