LA TRAMA DI IL PICCOLO DIAVOLO
Un sacerdote americano, Maurizio, che è molto turbato a causa dell'amore, ricambiato, che prova per una donna, viene chiamato ad esorcizzare una grassa parrucchiera di nome Giuditta, dal cui corpo esce un diavoletto nudo, dalle sembianze di un uomo dispettoso e burlone, che assume il nome della parrucchiera, Giuditta, e dice di voler restare sulla terra, perché qui gli sembra tutto molto divertente e nuovo. Maurizio, imbarazzatissimo, si sente responsabile e lo presenta come suo parente, mentre quel cattivaccio gli combina un sacco di guai in ogni circostanza. Per riparare tanti disastri, il sacerdote è costretto a correre dietro allo scatenato Giuditta attraverso tutta l'Italia. Finché un giorno il piccolo diavolo incontra in treno una bella ragazza, Nina, che subito lo attrae irresistibilmente, e alla quale vince al gioco una notte d'amore, senza poter poi usufruire del premio, perché assolutamente ignorante in fatto di donne, e soprattutto di sesso. Egli è chiaramente innamorato di lei, e perciò la cerca continuamente, e quando scoprirà che anche Nina è un diavolo, mandata in missione per riacciuffarlo per riportarlo "laggiù", non potrà che accettare di seguirla.
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RECENSIONE
"A conti fatti, però, 'Il piccolo diavolo' si dichiara una collanina di gags che procede per accumulo, percorsa da un filo molto gracile, una commedia degli equivoci che si sviluppa un po' verbosamente intorno a frequenti doppi sensi, manca di certezza nel ritmo ed è di breve fiato narrativo. Come già si sospettava, il Benigni regista è dunque al servizio del Benigni attore, sempre impagabile, più che d'una storia ben architettata. Matthau gli fa da spalla con l'autorevolezza e la simpatia che sappiamo, ma nonostante gli sforzi dei protagonisti e dei comprimari (fra i quali sono Nicoletta Braschi nella parte di Nina, il John Lurie venuto da 'Daunbailò' in quella d'un falso germanista, e appunto la Sandrelli) l'operina resta troppo campata in aria, e qua e là troppo tirata in lungo, per collocarsi almeno fra i nonsense sofisticati o gli scherzi irriverenti e inverecondi. Persino il fotografo Robby Muller, venuto da Bogdanovich, Wenders e Jarmush, non sembra averla presa molto sul serio..." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 15 Ottobre 1988)"Anche se, come sempre in tutto quello che fa Benigni al cinema, tra le pieghe dell'azione e nei toni e nei modi continuano a farsi avanti quelle sue predilezioni per il nonsense che son sempre stati alla base di ogni sua parodia; con punte, questa volta, in un surreale ritenuto sempre furbescamente a misura d'uomo (o di diavolo). Qui, queste predilezioni, sono soprattutto presenti in Benigni attore: in quel suo costante affidarsi, per i gioiosi disagi del protagonista in mezzo agli uomini, a dei candori ora stralunati ora perfino patetici di grande vitalità, con una gamma ricchissima di colori. Gli dà la replica, come esorcista, Walter Matthau, meno mascherone del solito ed anzi con delle componenti umane adesso, molto nitide e schiette. Di sfondo, troppo di sfondo, Stefania Sandrelli. La diavolessa in missione segreta, però, non è lei, è Nicoletta Braschi. Che c'era già in 'Down By Law'." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 21 Ottobre 1988)"Costruito da Benigni per Benigni su una sceneggiatura un po' vaga, il film va benissimo (cioè resta riconoscibile e attribuibile) finché batte lo stile colloquiale, lo stile-non-stile che ha fatto la fortuna di altre apparizioni di Benigni ('Non ci resta che piangere'), va meno bene quando chiama in causa Matthau. L'attore americano non è un comico, e un sagace interprete di commedia ha bisogno di un testo, di battute di un copione preciso. Con Matthau in scena la commedia ha come un freno; quando Matthau è letteralmente dimenticato (perché se n'è andato dal set?), il film fa con leggerezza le sue giravolte surreali e metafisiche, e non ci importa nulla di essere a Taormina o a Timbuctu. Che Matthau ricompaia in un finale appiccicato conta ancor meno, basta che Benigni sia libero di andarsene per la sua strada, saltabeccando come Chaplin, richiamato alla sede centrale nel modo migliore, attraverso una diavola." ('La Stampa', 21 Ottobre 1988)
CURIOSITÀ SU IL PICCOLO DIAVOLO
- DAVID 1989 PER MIGLIORE ATTORE A ROBERTO BENIGNI.- IL FILM E' DEDICATO A DONATO SANNINI E ANDREA PAZIENZA.
INTERPRETI E PERSONAGGI DI IL PICCOLO DIAVOLO
PREMI E RICONOSCIMENTI PER IL PICCOLO DIAVOLO
David di Donatello - 1989
Ecco tutti i premi e nomination David di Donatello 1989
- Premio migliore attore protagonista a Roberto Benigni
- Candidatura miglior fonico di presa diretta
- Candidatura migliore montatore a Nino Baragli
Nastri d'Argento - 1989
Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 1989
- Candidatura miglior regista a Roberto Benigni
- Candidatura migliore attore protagonista a Roberto Benigni
- Candidatura migliore attrice non protagonista a Nicoletta Braschi