Il tempo che rimane da vivere. Un genere vero e proprio, sviluppato come dramma o in commedia, per anziani o malati incurabili. La declinazione francese della coppia d'oro della commedia sofisticata, de la Patellière e Delaporte, mette a confronto due grandi amici di mezza età con carattere opposto: prudente e frustrato, Luchini, e frenetico viveur, Bruel, in una commedia degli equivoci che prosegue lungo i classici canoni della riscoperta di sé, delle cose non fatte, gli equivoci e dei rimorsi, una volta che (sembra) manchi poco da vivere. I due attori sono dei fuoriclasse, riescono a divertire e trasmettere sincera emozione. Grazie a loro il film è superiore al canovaccio poco originale. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
Leggi la recensione completa del film Il meglio deve ancora venire.
L'equivoco è al centro di infinite variazioni della commedia, ma anche dalla tragedia, che hanno dato il via a così tante storie, fin dall'antichità, da diventare un archetipo, un punto di partenza classico per storie di ogni genere. Succede anche in questa commedia dai toni malinconici, dove per un enorme malinteso due grandi amici da decenni pensano ognuno che l'altro sia malato in maniera così grave da avere ancora pochi mesi di vita. Motivo che li spinge a cercare di rendere queste ultime settimane di nuovo dinamiche e piene di adrenalina come quando erano ragazzi e frequentavano lo stesso collegio.
Gli sceneggiatori e registi del film sono due collaboratori abituali, Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière, il cui film precedente più noto da noi è senz'altro Cena tra amici del 2012, un trionfo da 3,5 milioni di spettatori in patria, di cui è stato poi prodotto un remake, Il nome del figlio, diretto da Francesca Archibugi e con Alessandro Gassmann e Valeria Golino.
I protagonisti de Il meglio deve ancora venire sono Fabrice Luchini, rigido e non certo incline al divertimento sfrenato, e Patrick Bruel, nottambulo e Don Giovanni da sempre.
Luchini ha una lunga carriera, è sicuramente uno degli attori francesi più amati anche in Italia, ha vinto un César, a fronte di undici candidature, oltre ad aver ottenuto quattro nomination ai premi del teatro, i Molière.
Patrick Bruel, pseudonimo di Maurice Benguigui, è nato in Algeria in una famiglia ebraica. Oltre all’attore ha fatto anche il cantante e i giocatore di poker. Ha anche recitato come protagonista maschile nel film Una famiglia di Sebastiano Riso, al fianco di Micaela Ramazzotti. Era inoltre fra gli interpreti di Cena tra amici.
Luchini e Bruel hanno lavorato insieme già nel 1985 in P.R.O.F.S., una commedia di grande successo, diventata negli anni di culto, sulla scuola vista dal punto di vista dei professori.
Con una paradossale irruzione della vita nella finzione, Delaporte racconta che hanno preso spunto da un libro di Irvin Yalom per questa storia, Il metodo Schopenhauer, in cui il protagonista scopriva da una macchia sulla pelle di avere un cancro e che gli restava un solo anno da vivere. “Una descrizione che mi ha fatto pensare a una macchia che avevo io, sulla gamba. Ne ho parlato ad Alex, il quale mi ha convinto a consultare subito uno specialista, che mi ha accolto dicendo di spogliarmi, che mi avrebbe subito rassicurato. Dopo aver verificato, però, mi ha detto che dovevo essere operato d’urgenza, che poteva essere una cosa da niente o una cosa molto seria, ma che la risposta l’avremmo avuta solo un mese dopo, con i risultato delle analisi. Un mese in cui, a parte Alex, non l’ha saputo nessuno, un mese di attesa molto particolare in cui abbiamo scritto questa sceneggiatura”.
Attore | Ruolo |
---|---|
Fabrice Luchini | Arthur |
Patrick Bruel | César |
Martina Garcia | Lucia |
Thierry Godard | Dr. Cerceau |
Pascale Arbillot | Virginie |
André Marcon | il sacerdote |
Zineb Triki | Randa Ameziane |
Jean-Marie Winling | Bernard Montesiho |