I fiumi di porpora, è un thriller del 2000 diretto da Mathieu Kassovitz, che ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura.
Sulle Alpi francesi, vicino alla piccola città universitaria di Guernon, viene scoperto il cadavere di un uomo assassinato e mutilato. L’uomo è ritrovato in posizione fetale, con gli occhi strappati e le mani tagliate. L’incarico delle indagini non è dato alla polizia locale ma al celebre commissario parigino Pierre Niemans (Jean Reno). La vittima viene identificata come Remy Callois, professore e bibliotecario dell'Università, un’antica istituzione legata al territorio e collegata al vicino ospedale.
Il primo passo del commissario Niemans è comprendere la ragione delle mutilazioni e interroga, quindi, Bernard Cherneze (Jean-Pierre Cassel), un oculista del posto che un tempo lavorava all'Università. Il dottore ha una sua teoria: la posizione isolata dell’Università ha portato all’endogamia fra professori che ha prodotto disturbi genetici sempre più gravi nei bambini nati nel campus ma, negli ultimi anni, il fenomeno si è completamente invertito e i bambini del villaggio sono sempre più malati mentre quelli del college rimangono sani. Il fatto che l’assassino rimuova le uniche parti del corpo che rendono inequivocabilmente identificabili gli individui (retina e impronte digitali) significa che vuole lasciare indizi che riportano alla genetica.
Contemporaneamente ai fatti di Guernon, nel cimitero di un paese vicino è stata profanata la tomba di Judith Herault, morta a dieci anni in un incidente, e le fotografie della bambina sono state rubate dagli albi della scuola elementare. Questa volta è la polizia locale incaricata di indagare. Così il detective Max Kerkerian (Vincent Cassel) rintraccia in un convento la madre della piccola che è diventata suora di clausura dopo l’incidente e gli racconta, in un delirio paranoide, che tutto ha avuto inizio nell’ospedale di Guernon, dove avevano portato la figlia, ammalata sempre più gravemente.
Con il progredire delle indagini, il detective Kerkerian si trova ad incrociare la propria strada con quella del commissario Niemans.
"E' un bel thriller 'I fiumi di porpora', un thriller che fa paura. E non soltanto per le situazioni macabre e truculente, ma per il susseguirsi serrato degli eventi, ciascuno dei quali aumenta la voglia di conoscere quello successivo (...) per la regia di Kassovitz, efficace e potente. Altrove troppo compreso nel proprio ruolo di autore con qualcosa da dire qui il giovane Mathieu si mette al servizio del genere, deciso a rispettarne le regole piuttosto che a rivisitarle; come a dimostrare quel che è capace di fare nel cinema di puro intrattenimento. (...) Kassovitz dispone di un ottimo senso dello spazio e lo mette a profitto per rendere più appassionante l'intrigo. L'unico problema è l'intreccio assai complicato, che nell'ultima parte moltiplica le spiegazioni e le ellissi narrative imprimendo un'accelerazione eccessiva al film; senza, peraltro, che tutto risulti chiaro a chi non ha letto il romanzo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 29 ottobre 2000) "Il protagonista Vincent Cassel, marito di Monica Bellocci, è pure la metà di una coppia di poliziotti impegnata in indagini affannose e frustranti (...). Il film è tratto dal romanzo di Jean-Christophe Grangé, gli avvenimenti sono spinti oltre il verosimile e al di là dell'eccesso: è abituale per il giovane regista francese di 'Assassins', Mathieu Kassovitz, che per la prima volta realizza un film da un soggetto non suo; se la storia è meno ardita e personale lo stile resta il più duro e contemporaneo". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 10 novembre 2000)"Come qualcuno ha notato, 'I fiumi di porpora' ha qualche somiglianza con 'Seven', di David Fincher. Pur essendo l'ambientazione differente anche la pellicola francese è immersa in un'atmosfera plumbea e inquietante: e si respira un'aria quasi metafisica nella scoperta di una società non meno colpevole dei mostri che partorisce. Su questo piano, ben coadiuvato dall'ottimo direttore di fotografia Thierry Arbogast, Kassovitz si dimostra all'altezza". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 29 ottobre 2000)
La storia del film si basa sul romanzo omonimo Les Rivières Pourpres di Jean-Christophe Grangé che ha scritto la sceneggiatura a quattro mani con Kassovitz.
Tutte le scene ambientate all’Università sono state girate nel Centro delle gallerie del vento di Onera Modane-Avrieux a Villarodin-Bourget, in Savoia. Le scene ambientate sul ghiacciaio sono state girate sono state girate nell’Alta Savoia, sulla Mer de Glace ai piedi del Monte Bianco, nella valle di Chamonix.
Rettore (Didier Flamand): Questa università funziona come una grande comunità, accusare uno di noi è accusare tutti! Voce off: L'assassino le sta offrendo la soluzione! Pierre Niemans (Jean Reno): Non posso insegnarti il mestiere, io alvro da solo! Pierre Niemans: Deve esserci un ultimo indizio...
ROMANZO OMONIMO DI JEAN-CHRISTOPHE GRANGE' (GARZANTI)
Attore | Ruolo |
---|---|
Jean Reno | Commissario Pierre Niemans |
Vincent Cassel | Max Kerkerian |
Nadia Farès | Fanny Ferreira |
Dominique Sanda | Sorella Andrée |
Jean-Pierre Cassel | Dott. Bernard Cherneze' |
Didier Flamand | Rettore |
Laurent Lafitte | Il Figlio Del Rettore |
Christophe Bernard | Skinhead |
Tonio Descanvelle | Poliziotto |
Françoise Loreau | Suora In Convento |
Laurent Avare | Remy Caillois |
Philippe Nahon | Uomo Alla Stazione Di Servizio |
Robert Gendreu | Guardiano Del Cimitero |
Nicky Naude | Skinhead |
Olivier Rousset | Poliziotto |
Vincent Tulli | Tecnico Di Computer |
Olivier Morel | Philippe Sertys |
Francine Bergé | Professoressa |
Karim Belkhadra | Capitano Dahmane |
François Levantal | Medico Legale |
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