Stimato e apprezzato professionista, l'avvocato Antonio Morelli; rimasto vedovo, ha trovato una nuova compagna nella matura e riflessiva Stefania. Una sera i due trovano il figlio di lui, Marco, ventiduenne, esanime per strada, colpito da collasso per overdose di eroina. Da quel giorno la vita dell'avvocato è sconvolta. Impreparato di fronte ad una tale situazione, incerto tra reazioni di forza (una volta lega il figlio nel letto) e slanci di comprensione, alla fine sceglie una soluzione estrema: lascia il lavoro, lo studio, la sua compagna, vende dapprima i mobili poi la casa. Tutto per stare accanto a Marco e alla sua amica Francesca, arrivando a comprare la droga per sé e per i due ragazzi, a farsi drogato tra i drogati, a condividere la loro vita quotidiana. Poi i soldi finiscono, la convivenza si fa difficile, e Marco scappa. Rimasti soli, Francesca comincia a prostituirsi per ottenere i soldi necessari all'acquisto della droga. Un giorno Stefania riesce ad incontrarsi con l'avvocato, è ansiosa di dirgli che Marco, rifugiatosi presso una comunità terapeutica, è riuscito a guarire, ad uscire dal tunnel. Francesca, saputo dell'incontro, esplode in una scenata di gelosia, esorta quello che ormai è diventato il suo uomo a non preoccuparsi per i soldi, essendo lei sul punto di concludere un grosso affare. Il giorno dopo viene trovata morta lungo il fiume. L'avvocato si chiude nella stanzetta dove abitava con la ragazza. E' il momento culminante della crisi. Le parti si sono invertite. Marco, ormai lucido di mente, assiste il padre fuori della porta, gli passa una dose di droga ma lo incita a resistere, a vincere i dolori dell'astinenza. In un'alternanza di giorno e notte, finalmente l'avvocato Morelli sente di aver superato la crisi e di poter uscire all'aria aperta. Il figlio lo precede sulla piazza. A distanza, i due si guardano e, a poco a poco si avvicinano, forse una nuova comprensione potrà cominciare.
"Orsini è stato esplicito nell'esporre le motivazioni che sono alla base del suo film, sintetizzabili nelle seguenti dichiarazioni: 'Non è un film sulla droga, è una storia d'amore paterno, di amori. Non un'analisi sociale, ma un documento dell'anima. Negli uomini, il rapporto coi figli è sconvolgente, quando è vissuto sul serio. Nel finale, un poco utopico, c'è speranza: un doloroso ottimismo biologico che, nonostante tutto, io séguito a conservare'. In definitiva, qual è la lezione amara ma costruttiva che 'Figlio mio...' ci impartisce? Questa: dobbiamo amare più di noi stessi la persona amata da salvare, dobbiamo dimenticare e sacrificare tutto, lasciare abitudini e certezze acquisite, se necessario abolire i segni materiali del nostro relativo benessere e dedicarci interamente a questa missione di vita. Non si tratta di una ricetta infallibile per sconfiggere la tossicomania come ben sa chi ha tentato invano, con deciso impegno, di recuperare un drogato, vincendo sul lato fisico ma perdendo sull'incolmabile vuoto affettivo; bensì di un discorso di carità evangelica sempre valido, da riproporre senza esitazioni in un'epoca di marcata laicità come l'attuale, altamente meritorio se proclamato contro la dilagante aridità odierna. In questo senso il film, forse il migliore tra la produzione italiana di quest'anno, ricco di momenti di pathos e dl sincera commozione umana, pervaso da una drammaticità intensa eppure misurata, coglie perfettamente nel segno, forte anche di un'agguerrita schiera di collaboratori artistici e tecnici. Non ultimo a determinare il buon esito estetico è l'apporto della musica originale dei fratelli De Angelis, per una volta intenti a siglare un commento non allegramente evasivo ma calibrato e in sintonia con lo spirito dell'opera." (Gian Carlo Bertolina, 'Attualità Cinematografiche')
Attore | Ruolo |
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Ben Gazzara | Antonio Morelli |
Sergio Rubini | Marco |
Mariangela Melato | Stefania |
Valeria Golino | Francesca |