Il maturo dottor Cristof Bedoya scende dal battello che l'ha ricondotto lungo il fiume a uno sperduto villaggio della Colombia, dove ha fatto la sua prima pratica medica, chiamato a dirigerne l'ospedale. L'assalgono i ricordi della giovinezza, quando il ventunenne amico Santiago Nasar, rampollo di una famiglia benestante del paese, venne ucciso a coltellate dai fratelli Vicario, per vendicare l'onore della loro sorella Angela, che, ripudiata subito dopo le nozze dal marito Bayardo San Roman perché non illibata e violentemente pressata dai familiari, si era lasciata sfuggire il nome del giovane colpevole. Sull'onda dei ricordi, Bedoya riesce a ricostruire pezzo per pezzo la cronaca dell'uccisione dell'amico, dall'arrivo dello spavaldo Bayardo, al suo vano corteggiamento di Angela, che lo rifiuta, ai modi strafottenti e alla sfacciata profusione di denaro con cui riesce a convincere la famiglia a concedergliela in sposa, fino alle nozze fiabesche, cui farà seguito il ripudio e la tragica uccisione dell'amico, davanti al passivo fatalismo di quasi tutto il paese, riversato sulla piazza in occasione del passaggio del vescovo. Nessuna prova concreta delle presunte responsabilità di "seduttore" di Santiago affiora dalle ostinate ricerche dell'amico. Frattanto Angela, incredibilmente fedele al marito, continua a scrivergli lettere su lettere per anni, fino al ritorno di lui al paese e alla patetica riconciliazione finale.
"Il film vorrebbe essere la denuncia di un delitto rituale - crudele risultato di una micidiale cultura arcaica da tragedia greca - mediante la rievocazione delle regole fatali che pesano sui familiari di un clan, addetti, per tradizione generazionale, alla difesa dell'onore delle loro donne. ;a. vuoi per struttura a intarsio, costruita con una serie di tardivi flashback sul passato, che diluiscono la tensione propria di un'autentica tragedia, (...) vuoi per le concessioni alla spettacolarità, specie nella scena del matrimonio; vuoi per lo strascico melodrammatico del finale; vuoi addirittura per la costituzionale incapacità del regista a creare l'atmosfera propria di un fanatismo fatalistico, tale da sfociare irrimediabilmente nell'assurdo di un dramma mortale, l'occasione tragica del film, presente nel libro di García Márquez - asciutto e serrato - risulta mancata. Il film è ben lontano dalla tragedia (...) non coinvolge e non convince, nonostante alcune sequenze riuscite, la splendida fotografia, la recitazione di Gian Maria Volonté fra accorata e caparbia, la banda musicale appropriata. Melodramma più che tragedia. ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 102, 1987)
- IL FILM E' STATO GIRATO IN COLOMBIA, TRA IL VILLAGGIO DI MOMPOS E CARTAGENA. LA PIAZZA DOVE SI COMPIE L'OMICIDIO DI SANTIAGO E' STATA COMPLETAMENTE RICOSTRUITA ALLA PERIFERIA DI CARTAGENA (E' COSTATA UN MILIARDO DI LIRE E QUATTRO MESI DI LAVORO PER CENTOVENTI PERSONE).
romanzo omonimo di Gabriel García Márquez
Attore | Ruolo |
---|---|
Rupert Everett | Bayardo San Roman |
Ornella Muti | Angela Vicario |
Anthony Delon | Santiago Nasar |
Gian Maria Volonté | Cristof Bedoya |
Irene Papas | Madre di Angela |
Lucia Bosé | Madre di Santiago |
Alain Cuny | Xius |
Silverio Blasi | Colonnello Aponte |
Vicky Hernández | Clotilde Armenta |
Carlos Miranda | Pedro Vicario |
Rogerio Miranda | Pablo Vicario |
Sergi Mateu | Cristof da giovane |
Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 1987