LA TRAMA DI COSÌ PARLÒ BELLAVISTA
Il milanese Dr. Cazzaniga viene trasferito dalla sua città a Napoli perché è stato nominato direttore del personale dell'Alfasud. L'impatto con la città meridionale è traumatico per lui: i rumori, il traffico caotico, i suoni, il modo stesso di fare dei napoletani lo stordiscono. Egli va ad abitare in un palazzo dove risiede anche Gennaro Bellavista, un professore di filosofia in pensione che impartisce lezioni di una sua personale filosofia di vita ad un gruppetto di squinternati allievi. Il professor Bellavista nutre una vera antipatia per Cazzaniga, anche se lo vede solo raramente e di passaggio, ma ugualmente gli attribuisce la colpa di tutto quello che gli dà fastidio. Intanto facciamo conoscenza con i portieri del palazzo (son ben tre!) e con gli inquilini che rappresentano i caratteri, gli umori propri della gente meridionale. Nel frattempo la figlia di Bellavista aspetta un bambino e si devono quindi affrettare le nozze con il suo fidanzato, un architetto da sempre disoccupato. Uno zio cede alla giovane coppia un negozio di arredi sacri perché possa in qualche modo lavorare e vivere, ma la camorra li costringe a chiuderlo. Sembra che tutto vada al peggio, quando Bellavista un giorno rimane chiuso nell'ascensore per un guasto, insieme al dr. Cazzaniga. Finalmente i due uomini, dopo essersi visti solo da lontano, si parlano, avendo la piacevole sorpresa di scoprirsi simili e di sentire una reciproca simpatia. Grazie a Cazzaniga, l'architetto disoccupato troverà lavoro a Milano e parte con la moglie che, ormai, sta per avere il bambino. Bellavista e Cazzaniga accompagnano i due sposi all'aeroporto, discutendo se sia meglio per il bambino nascere a Milano o a Napoli. Naturalmente, il bambino nascerà a metà strada.
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