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Preferisco il Paradiso: Gigi Proietti e la storia vera di San Filippo Neri

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Il grande Gigi Proietti interpretò per la RAI questa miniserie Preferisco il Paradiso, sulla biografia di San Filippo Neri, "buffone di Dio" durante la Controriforma.

Preferisco il Paradiso: Gigi Proietti e la storia vera di San Filippo Neri

Il compianto Gigi Proietti è stato molto presente nelle fiction televisive: Preferisco il paradiso del 2010 è tuttavia un progetto diverso dalle indagini del Maresciallo Rocca o di Una pallottola nel cuore. La miniserie in due parti diretta da Giacomo Campiotti è infatti un quasi-biopic di San Filippo Neri, un'operazione particolare a cui vogliamo dedicare queste righe, partendo da un rapido excursus sulla reale figura storica, poi approfondendo il lavoro di Proietti sul personaggio.

Preferisco il paradiso, la vera storia tutta romana di San Filippo Neri

San Filippo Neri nacque Filippo Romolo Neri (1515-1595) a Firenze, da padre Francesco, notaio datosi poi all'alchimia, e da Lucrezia, che scomparve quando il piccolo aveva solo cinque anni. Fino a 18 anni, Filippo studiò presso il convento di San Marco Evangelista, diretto dal celebre Girolamo Savonarola, sviluppando una passione per le "Laudi" di Jacopone da Todi, ma anche per l'umorismo delle "Facezie" del sacerdote Pievano Arlotto. Una combinazione che avrebbe caratterizzato il suo apostolato e la sua visione della fede.
Dopo i 18 anni si trasferì dalle parti di Roma: la famiglia lo voleva commerciante, ma Filippo avvertiva già la vocazione religiosa, così dal 1534 al 1544 approfondì la contemplazione, allo stesso tempo studiando presso La Sapienza e guadagnandosi da vivere come precettore. Un'esperienza mistica avvenuta proprio nel 1544 lo portò a vivere come eremita per Roma, dormendo all'aperto, ironico nonostante le derisioni. Vicino ai malati e ai reietti, decise poi di fondare la Confraternita della Trinità. Curiosamente, Filippo fu ordinato sacerdote solo nel 1551.


Il suo impegno, nato dalla grande importanza data all'ascolto tramite il sacramento della confessione, si consolidò con la fondazione della Congregazione dell'oratorio, canonizzata nel 1575 da papa Gregorio XIII. In questo contesto, Filippo si fece portavoce della Bibbia e dei suoi principi morali in una vera e propria scuola. Gigi Proietti, in un'intervista su Rai Play, sintetizza bene: "Forse non tutti sanno che San Filippo è stato il creatore dell'oratorio, ma non dedicato soltanto a ragazzi e ragazzini, molto più allargato a gente di altra estrazione, altra età, a vecchi, infermi e invalidi".
Fillipo Neri morì nel 1595, non prima di essere riuscito a convincere il Papa Clemente VIII alla riconciliazione con Enrico IV di Francia: rifiutò il premio del cardinalato, così come decenni prima aveva rifiutato l'eredità paterna, confermando appunto che preferiva il paradiso, la ricompensa ultraterrena. Non volle mai lasciare Roma. Fedele (non senza umorismo) all'idea di penitenze che colpissero i peccatori nella vanità e non nella carne, amante della musica e del canto, Fillippo Neri ebbe diversi soprannomi: "Pippo il buono", "il buffone di Dio" e, più avanti, il "santo della gioia", quando fu proclamato santo nel 1622.

Preferisco il paradiso, il lavoro di Gigi Proietti su San Filippo Neri

In Preferisco il paradiso, Gigi Proietti e il regista Giacomo Campiotti affrontarono San Filippo Neri con diverse libertà storiche ma una totale aderenza allo spirito del personaggio, che Proietti, analogamente legato e identificato con Roma, non poteva non incarnare al meglio. Il periodo raccontato va dal 1570 alla morte del 1595, ma forza l'arrivo nell'Urbe di Filippo a tarda età, non in età giovanile come appunto abbiamo spiegato. Ecco come Gigi stesso descrisse nel 2010 l'approccio verso un personaggio così amato e iconico, già interpretato nel 1983 da Johnny Dorelli in State buoni se potete di Luigi Magni.

Abbiamo tentato di proporre l'anima di questo personaggio, più che il fatto storico. E' una figura molto carismatica, molto forte, anche se con delle sue curiosità: è un santo un po' particolare, non a caso lo chiamavano "il santo della gioia". Se dicessi che ho punte di contatto con la personalità di questo santo, sarei veramente blasfemo, per amor di Dio! Lontanissimo da me qualsiasi tentativo di fare delle associazioni un po' azzardate. L'iniziativa di quest'uomo è arrivata fino noi per cinque secoli, ha fatto un po' la storia di un'area religiosa, cattolica ma anche laica. Fu un'operazione grossa. E' stata uno dei motivi per cui ho accettato di fare questo salto che per me è molto curioso, nuovo: io una cosa più insolita di questa non l'ho mai fatta. Era una grossa responsabilità.
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