Anticipazioni TV

Fernanda; il 31 gennaio in prima serata su Rai 1 il ritratto di un'eroina del '900 con Matilde Gioli

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Presentato alla stampa il film tv di Maurizio Zaccaro Fernanda, biopic romanzato di Fernanda Wittgens, direttrice della Pinacoteca di Brera che salvò capolavori e molte famiglie ebree. Con Matilde Gioli, il 31 gennaio su Rai 1.

Fernanda; il 31 gennaio in prima serata su Rai 1 il ritratto di un'eroina del '900 con Matilde Gioli

Andrà in onda martedì 31 gennaio su Rai 1 il film tv Fernanda, interpretato da Matilde Gioli e diretto da Maurizio Zaccaro, omaggio e biografia parzialmente romanzata di un personaggio eccezionale della nostra storia e cultura: Fernanda Wittgens, prima direttrice della Pinacoteca di Brera, che durante la seconda guerra mondiale mise in salvo da distruzioni e razzie i capolavori artistici del museo e oltre a questi aiutò ad espatriare, a rischio della vita, molti ebrei e perseguitati dal nazifascismo. Per questo nel 2014 è stata decretata Giusto tra le nazioni. A presentare alla stampa questa nuova proposta della rete ammiraglia c'erano regista e protagonista, oltre al coprotagonista Eduardo Valdarnini, la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, il capostruttura di Rai Fiction Michele Zatta e Mario Rossini, produttore Red Film. Un'iniziativa interessante per ricordare un grande personaggio – oltre che poco noto - della nostra cultura e del nostro paese, a cui ne seguiranno altri dedicati a donne di spicco, come ha preannunciato Ammirati, facendo i nomi di Margherita Hack, Alda Merini e Tina Anselmi. Nel cast ci sono tra gli altri anche Giulia Cavalli, Maurizio Marchetti, Sergio Albelli, Francesca Beggio e Lavinia Guglielman. Fernanda è interpretato da Matilde Gioli, l'attrice milanese lanciata da Paolo Virzì con Il capitale umano e da allora interprete di numerosi film e fiction come Doc – Nelle tue mani, qua alla sua prima prova come protagonista assoluta. Così ha commentato questa esperienza:

È stato un lavoro impegnativo, ho sempre fatto film corali, dove la responsabilità del lavoro è divisa, ma è stato bellissimo e non vedo l'ora di rifare un'esperienza del genere. Per la prima volta ho dato vita, voce e corpo a una donna realmente esistita. Ho iniziato un mio dialogo immaginario con Fernanda in cui le ho promesso di rispettare quello che lei è stata e di non offenderla in nessun modo, con gli strumenti che avevo. Ho letto dei libri su di lei, soprattutto L'allodola di Giovanna Ginex, poi è stato fondamentale il lavoro con Maurizio che mi ha dato una serie di informazioni per me fondamentali su chi fosse Fernanda, come parlava, le sua espressioni, come camminava, come si pettinava... così la preoccupazione iniziale è sparita grazie a questo impegno di diventare Fernanda. Sono felice che tra qualche giorno il pubblico possa vedere la storia di una donna che è stata un'eroina del 900, ed è una scelta coraggiosa e per niente scontata della Rai portare queste storie in tv e portarle ai giovani. Mi è rimasta molto dentro, mi ha colpito il fatto che nasce con una passione per lo studio dell'arte, non viene incentivata dalla società in cui vive, come accadeva un tempo alle donne che volevano fare mestieri “da uomini” e nonostante questo ha proseguito con dedizione e la fame di dimostrare, che l'ha portata a questo percorso. Oltre ad una società che ostacolava c'era anche la guerra e lei ha difeso col proprio corpo i quadri e ha circondato con sacchi di sabbia le cose che non si potevano spostare. Con la sua generosità e umanità non poteva stare ferma a guardare quello che accadeva con le leggi razziali, decise di salvare famiglie ebree rischiando l'arresto, la vita, la reputazione e il suo lavoro. Mi ha colpito molto questo suo superpotere, io forse mi sarei fermata sapendo di mettere a rischio la vita dei miei famigliari, ma lei no, era più forte di lei e così ha fatto qualcosa di straordinario per tutti noi.

Maurizio Zaccaro ha raccontato così il non facile lavoro di condensare la vita di Fernanda Wittgens in un film di un'ora e quaranta, dove alcuni episodi sono stati omessi per motivi di tempo e situazioni e personaggi sono stati inventati:

Il lavoro di avvicinamento al personaggio di Fernanda è avvenuto attraverso la scrittura, sostenendo la storia dal punto di vista di situazioni che non conoscevamo, come i sentimenti, con la nostra immaginazione. Sappiamo tutto sul suo lavoro e sul suo impegno ma non abbiamo mai saputo nulla della sua vita privata e nemmeno i suoi storiografi. Sapevamo che fin da bambina il padre la portava a Brera a vedere i quadri e questo l'ho sempre letto come una premonizione. In fase di scrittura abbiamo deciso di cominciare dall'infanzia per far vedere la sua situazione famigliare, non erano strabenestanti, erano di 7 fratelli, poi c'è stata la perdita del padre e del fratello che non potevano non essere raccontate. Essendo anche io di Milano, come Matilde, ci è sembrato di fare un omaggio alla città e all'arte. Ho insistito tanto per girare a Brera e ci siamo inventati quello che potevamo fare utilizzando anche gli effetti speciali. Il Cenacolo lo abbiamo fatto col green screen e i muri di Brera oggi sono colorati per dare risalto ai quadri ma nel film sono grigi come erano all'epoca. Non è stato un lavoro semplice. Sono contento di aver potuto inserire all'interno un frammento di una poesia di Salvatore Quasimodo che amo molto, “Milano, agosto 1943” , ringrazio il figlio Alessandro per avermela concessa. Anche il personaggio interpretato da Eduardo è stato inventato per far capire l'importanza dell'arte, con Fernanda che parla con lui della Predica di San Marco in Egitto di Bellini, trasferisce la sua conoscenza a un operaio.

Eduardo Valdarnini, collegato via zoom da Parigi, parla del suo personaggio, Giovanni, un operaio romano dapprima cinico che finisce per farsi coinvolgere nelle imprese di Fernanda Wittgens: "All'inizio lui reagisce abbastanza cinicamente, senza interesse, non capisce cosa ha intorno. L'importanza di Fernanda per questo personaggio è il suo coraggio, Giovanni vedendolo comincia a capire il valore della bellezza. Per lui coraggio e bellezza sono un binomio inscindibile. Anche se lui non è esistito, sicuramente sarà esistito qualcuno come lui che l'ha aiutata. Il più importante insegnamento di Fernanda e che attraverso il coraggio si può arrivare alla bellezza". Cosa resta a Matilde Gioli di Fernanda Wittgens? "Faccio sempre fatica a uscire dai personaggi, non che me li porti a casa, è più un fatto di sensazioni, di sentimenti, faccio una gran fatica a staccarmi quando devo lasciar andare la persona a cui ho dato vita. Fernanda me la porto dentro come ispirazione, come esempio. Avendo avuto la possibilità di vederla nelle foto, di parlare coi figli di chi l'ha conosciuta, e girare dentro Brera lo ha reso un'esperienza più forte rispetto all'uscire da un personaggio fittizio".

Sulla scelta di Matilde Gioli come protagonista, Maurizio Zaccaro non ha avuto dubbi: “Incontrare un'artista che si mette a disposizione e si carica il film sulle spalle è una responsabilità enorme sia per per l'attore che per il regista. Mi sono fidato ciecamente dopo il primo incontro, anche durante le prove costumi e la preparazione del film, vedevo nel suo sguardo qualcosa di nuovo e le dicevo lasciati andare, lasciati guidare dai sentimenti, dalla forza del cuore. So che suono un po' come Obi Uan Kenobi, ma credo molto nel dare all'attore il proprio spazio per lasciarlo libero di agire nell'inquadratura come meglio crede. E Matilde ha un talento immenso per la sua giovane età".

Appuntamento dunque il 31 gennaio su Rai 1 alle 21.25 con Fernanda, per conoscere la storia di una donna davvero fuori del comune.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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