Tutta la bellezza e il dolore, film diretto da Laura Poitras, è la storia dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco.
Il film intreccia il passato e il presente di Goldin, l’aspetto profondamente personale e quello politico, dalle azioni del P.A.I.N. presso rinomate istituzioni artistiche alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts.
La storia inizia con P.A.I.N., un gruppo da lei fondato per indurre i musei a rifiutare i fondi Sackler, togliere lo stigma alla dipendenza e promuovere strategie di riduzione del danno. Ispirato da Act Up, il gruppo ha orchestrato una serie di proteste atte a denunciare i Sackler e i crimini della Purdue Pharma, produttrice dell’ossicodone. Al centro del film campeggiano le opere d’arte di Goldin The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibyls e Memory Lost. In queste opere, Goldin ritrae gli amici rappresentandoli con bellezza e cruda tenerezza.
Nan Goldin, nota fotografa statunitense, è la protagonista di questo documentario che porta sul grande schermo l'estro artistico della donna e il suo forte attivismo politico. Laura Poitras, che con questa regia vince il Leone d’Oro a Venezia ed è in lizza per gli Oscar 2023, nel 2019 aveva iniziato a lavorare al film inizialmente curiosa di indagare la storia delle proteste contro la casa farmaceutica dei Sackler. Il progetto era già avviato da Goldin, che aveva cominciato a riprendere le sue proteste con il gruppo PAIN contro la Purdue Pharma e i suoi oppioidi, all’interno dei più grandi musei, tra cui il Met e il Guggenheim. Dopo qualche incontro, però, la regista ha capito che quello delle battaglie di Nan era solo un aspetto da raccontare e che avrebbe mostrato soprattutto la sua arte.
Scatti, filmati inediti e dialoghi raccontano l’artista contemporanea, alternando sullo schermo le sue opere: The Other Side, Sisters, The Ballad of Sexual Dependency, Memory Lost e Saints and Sibyls. Foto intense, emotive, dolci, sofferenti, crude, intime e rivoluzionarie. La riuscita del documentario è frutto di un rapporto che si è creato tra le due donne che, per un anno e mezzo, tutti i sabato, si incontravano e trascorrevano del tempo insieme raccontandosi.
All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavo con Nan, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare” (Laura Poitras).
Un lavoro in cui l’artista unisce bellezza e brutalità, oltre a una storia personale come l’eredità della sorella maggiore Barbara, suicida quando lei aveva 11 anni, vero punto di riferimento emotivo della sua produzione. Tutta la bellezza e il dolore rappresenta l’occasione di non fermarsi a un aspetto solo di una figura dalle multiforme sfumature, permettendo di illuminare in maniera originale, senza grossolane esibizioni, la cultura underground newyorkese negli anni ’70 e ’80. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
Tutta la bellezza e il dolore: leggi la nostra recensione completa del film.
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2022, vincitore del Leone D'Oro per il miglior film
Nan Goldin comincia a scattare foto in seguito al suicidio della sorella. “Quando l’ho persa ho iniziato a essere ossessionata dall’idea della memoria, non volevo dimenticare mai più nessuno”. Nei suoi scatti ci sono storie di sofferenza, sesso, violenza, morte, HIV. È proprio questo virus che ci regala alcuni dei suoi ritratti più crudi e disturbanti: quando negli anni ’80 molti dei suoi amici si ammalano, Nan li fotografa per mantenerne vivo il ricordo. Il fil rouge che lega tutte le sue opere è il forte realismo. La donna ha sfruttato la sua notorietà per dare voce a una battaglia contro il caso della Purdue Pharma, la casa farmaceutica della famiglia Sackler, accusata di aver messo in circolazione negli Stati Uniti un farmaco, l’OxyContin, senza avvertire che avrebbe potuto creare dipendenza. La fotografa ha dichiarato da subito che la sua lotta è anche personale, visto che in passato è stata una tossicodipendente proprio dagli oppioidi.
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