Siamo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver invaso un'isola delle Filippine, l'esercito giapponese si scontra con una feroce controffensiva di locali e forze alleate. E' solo questione di tempo prima che i pochi sopravvissuti siano spazzati via. Il soldato Tamura soffre di tubercolosi e viene abbandonato sia dal suo plotone che dall’ospedale mobile. Un gruppo di soldati con malattie e ferite incurabili sono fuori dall’ospedale, aspettando solo di morire. Il soldato Tamura si unisce a loro, ma quella notte gli spari dell'artiglieria distruggono l’ospedale. Tamura scappa nella giungla. Si inoltra nella natura aspettandosi una fine vicina. Non più in grado di proseguire oltre, prende la sua granata con l'intenzione di uccidersi, quando nota alcune patate nel terreno. L'unico problema è che sono immangiabili se non cucinate. Tamura si dirige verso un villaggio in cerca di fiammiferi, ma non trova nulla perché il villaggio è stato abbandonato. Tamura, allora, si addormenta in una chiesa dove appare una giovane coppia. La donna urla spaventata quando lo vede e lui, per farla tacere, preme il grilletto. È la prima vittima della sua vita. Tamura vagabonda per la giungla che ormai somiglia all’inferno, con pile di corpi esanimi ovunque. La fatica estrema intorpidisce la sua mente e la fame lo cambia. Quando inizia a vedere i suoi compagni come cibo, supera una soglia verso un mondo dove non ci sono amici, nemici o Dio.
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2014.