LA TRAMA DI MENTAL
Le cinque sorelle Moochmore sono convinte di essere pazze. La mamma, Shirley, soffre di crisi di nervi, incapace com'è di badare alla casa, far fronte alle complicate figlie adolescenti e al marito Barry, un politico donnaiolo che trascura la famiglia. Quando Barry fa rinchiudere la moglie in un ospedale psichiatrico (dicendo ai suoi elettori che è "in vacanza") si trova ad affrontare da solo cinque figlie che conosce a malapena. Disperato, tenta il tutto per tutto e si affida a un’autostoppista, Shaz. Con il fidato cane Ripper e un coltello affilato negli stivali, l'improvvisata baby-sitter si trasforma in una sorta di eccentrica Mary Poppins.
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RECENSIONE
Sulle prime i colori accesi di fotografia, scenografia e costumi accolgono chi guarda in un cartoon aggressivo e acido. Prima che il passo esagitato venga a noia, Hogan però rallenta e cerca l'affondo drammatico, una mossa molto pericolosa che gli riesce grazie agli attori, in grado di far trapelare l'umanità anche nel delirio lisergico. La morale di fondo ("Chi può dirsi sano di mente?") è risaputa, ma Hogan ha il pregio di far coincidere sostanza e forma. Sballottolati tra montaggi sincopati, sospensioni liriche, dolore e gag triviali, si può essere contagiati gravemente dalla pazzia del film intero. (Domenico Misciagna).
CURIOSITÀ SU MENTAL
Presentato fuori concorso al Festival di Roma 2012
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