Un giovane e brillante medico americano, Max Love, discendente da una ricca famiglia di medici, non essendo riuscito a salvare durante un'operazione una piccola paziente, entra in una crisi spirituale così profonda che abbandona il lavoro in ospedale e parte per l'India, alla ricerca di una ragione di vita. Egli giunge a Calcutta contemporaneamente ad un povero contadino, Hasari Pal, che è stato costretto dalla carestia e dalla siccità ad abbandonare casa e campi, e si è trasferito a Calcutta per trovarvi un lavoro col quale mantenere la moglie Kamla e i tre figli, la giovinetta Amrita e i due bambini Shambu e Manooj. Ma, invece del lavoro, trova un imbroglione che lo deruba del suo denaro, fingendo di affittargli un appartamento. Max, intanto, sempre più confuso, sta per ripartire per gli Stati Uniti, quando da un gruppo di malviventi viene derubato del passaporto e del denaro e percosso molto duramente. Hasari, accorso in sua difesa, e messi in fuga gli assalitori, porta Max all'ambulatorio-scuola per i poveri della "Città della gioia", che si trova nel quartiere più misero della città, ed è diretto da una straordinaria donna bianca, Joan Bethel, che, con l'aiuto saltuario di un medico indiano, dedica con entusiasmo la sua vita ai malati più bisognosi.
"Il mondo degli indiani poveri e derelitti, presentato con indubbia simpatia, valore, è analizzato con maggiore acume di quanto lo sia la psicologia del chirurgo americano in grave crisi spirituale ed esistenziale. Il lavoro, di notevole rilievo spettacolare, presenta, a volte, brani di esasperante lentezza che appaiono anche ripetitivi. Disturbano soluzioni di eccessivo ottimismo, come per la malattia di Hasari, per il parto d'emergenza, e la facile guarigione del labbro di Poomina. Notevoli alcune frasi pronunciate da Joan e la spiegazione al bambino della speranza, simboleggiata dal quadro "La zattera della medusa", speranza che è uno dei temi fondamentali del film, come prova la decisione del medico americano di restare per sempre fra i poveri della"Città della gioia". Si tratta comunque di un film dignitoso, che si avvale di una pregevole e valida interpretazione soprattutto di Shabana Azmi (Kamla) e di Om Puri (Hasari), mentre poco efficace appare Patrick Swayze nel ruolo del protagonista, Max. (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 114, 1982)
Basato sul testo omonimo di Dominique Lapierre
Attore | Ruolo |
---|---|
Patrick Swayze | Max Love |
Om Puri | Hasari Pal |
Pauline Collins | Joan Bethel |
Shabana Azmi | Kamla Pal |
Ayesha Dharker | Amrita Pal |
Santu Chowdhvry | Shambu Pal |
Impan Badsah Khan | Manooj Pal |
Art Malik | Ashoka |
Nabil Shaban | Anouar |
Debatosh Ghosh | Ram Chander |
Suneeta Sengupta | Poomina |
Mansi Upadhyay | Meeta |
Shymanand Jalan | Padrino/Ghatak |
Shyamal Sengupta | Gangooly |
Rudraprasad Sengupta | Chomotkar |
Aloke Roychoudhyry | Aristotle John |
Chakradhar Jean | Mehboub |
Ravi Jhankal | Poliziotto ostruzionista |
Chetna Jalan | Giudice |
Aloknanda Datta | Madre della student. |
Masood Akhtar | Rassoul |
Siv Sankar Banerjee | Goodna |
Anjan Dutt | Dr. Sunil |