LA TRAMA DI IL PENTITO
Anni '70: crak del finanziere Spinola, assassinio di un avvocato milanese che si occupa di mafia, uscita dal carcere di un capo-mafia, Vanni Ragusa. Con un finto rapimento il bancarottiere Spinola viene trasportato in Sicilia per un "redde rationem" ai boss di "Cosa Nostra", che gli hanno affidato immense fortune e dai quali viene rispedito in America, perchè inetto e inutile. Evasione dall'Ucciardone di Don Salvo Lercara, capo-mafia di Corleone e inizio di un selvaggio regolamento di conti di cui sono vittime i mafiosi della cosca rivale, i quali gli contendono - con modi forse un po' meno sbrigativi dei suoi - il controllo del traffico di armi e droga. Si salva avventurosamente Vanni Ragusa, che ripara in America, dove apprende l'uccisione di suo figlio e del fratello. Angosciato per la sorte della moglie e dell'altro figlio, esposti all'eccidio, accetta l'estradizione in Italia e promette al giudice Falco, che conduce l'indagine insieme all'F.B.I., di parlare purché gli vengano garantiti la protezione dei familiari superstiti e il ritorno in America dopo l'interrogatorio, come avviene. Ne seguono retate a non finire di mafiosi della cosca di Corleone e l'arresto di un magistrato, che ricorre al suicidio per evitare l'infamia. A chi è servito l'enorme dispiego di mezzi e di forze della grande operazione clamorosa? Allo Stato? O al troncone "mafia momentaneamente-perdente in attesa di ricostruirsi?
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