LA TRAMA DI IL BARONE DI CORBÒ
Da un manicomio provinciale fuggono di nottetempo alcuni pericolosi pazzi criminali. L'allarme mette in orgasmo gli abitanti di una villa vicina. Il capo di casa, che doveva partire per raggiungere una sua amica, se la vede arrivare nella villa accompagnata da un giovane che si è prestato a metterle a disposizione la sua macchina. Per evitare la gelosia della propria consorte il proprietario presenta i due come coniugi. Durante la notte, però, l'atteggiamento strano del giovanotto convince gli ospiti che si tratti di uno dei pazzi fuggiti. Il cameriere è inviato a chiedere aiuti alla direzione del manicomio; e sopraggiungono, in veste di infermieri, alcuni dei pazzi ammutinati. La situazione diviene in breve gravissima e finirebbe tragicamente se non sopravvenissero i veri infermieri a restaurare l'ordine. Il giovanotto, che è il Barone di Corbò, chiarito ogni equivoco, chiede la mano della figlia del padrone di casa.
RECENSIONE
"Il film è tratto dall'omonima commedia di Luigi Antonelli e trasportata dalla regia di Righelli in clima di farsa (...) è movimentato, e pur senza offrire grandi trovate, è condotto con pittoresca animazione: il Glori ha la parte principale assecondato dal Migliari, dalla Vanni, dalla Nucci, dal De Cenzo". (Vice, "Il Messaggero", 20 aprile 1940)
CURIOSITÀ SU IL BARONE DI CORBÒ
- AIUTO REGISTA: FILIPPO W. RATTI.- FONICO: OVIDIO DEL GRANDE.- DIRETTORE DI PRODUZIONE: RAFFAELE COLAMONICI.
SOGGETTO DI IL BARONE DI CORBÒ
DALLA COMMEDIA OMONIMA