Un gatto ed un topo ossessionati dalla vita dinamica della città, dal rombare di clacson e dallo stridio di ruote e motori, si recano da uno psichiatra. Sdraiati sul lettino cadono in dolce sopore e svelano i loro segreti. Le automobili si rivelano quali mostri che digrignano i denti e il gatto e il topo si trovano ad essere gli ultimi disgraziati pedoni oppressi dalla civiltà meccanica. Gli occhi dello psichiatra appaiono nel buio della loro mente come giganteschi semafori, ed il loro ritmico giuoco di luci ricorda una canzonetta. E come in un album di ricordi, con il professore in veste di personaggio interlocutorio, gli incubi divengono canzoni.