Fahrenheit 11/9, film documentario scritto e diretto da Michael Moore, racconta i giorni successivi alle elezioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tracciando un ritratto del Tycoon, il regista cerca di capire come possa aver riscosso tanti consensi tra gli elettori. Come è potuto accadere se si tratta di un “tiranno, bugiardo e razzista”? Per rispondere viene ripercorsa tutta la propaganda elettorale del Partito Democratico, colpevole di aver ceduto l'America nelle mani di Trump.
Tra i temi affrontati c'è quello della contaminazione dell'acqua di Flint, colma di piombo, che incide pesantemente sullo stato di salute di moltissimi bambini del Michigan. Siamo nel novembre del 2016 e Moore tenta di capire come poter uscire da questo tipo di governo. L'unica soluzione possibile, a detta del regista, risiede nei movimenti giovanili nati dopo la strage alla Marjory Stoneman Douglas High School, che combattono contro l'uso sfrenato delle armi.
Nel suo film più urgente fino ad adesso, Michael Moore non si concentra solo sul presidente Donald J. Trump, anche se parte proprio dalle elezioni del 2016 e dal fatto che nessuno, fino all'ultimo, ha creduto in una possibile vittoria dell'imprenditore ed entertainer americano. Indagando su come si sia arrivati a questo, il cineasta di Flint compie un obiettivo esame degli errori del partito democratico e dello stesso presidente Obama, e si schiera ancora dalla parte degli ultimi, quelli che non votano, perché vittime di politiche tese alla massimizzazione del profitto per le grandi multinazionali. Si parla dunque della ribellione degli studenti contro la lobby delle armi dopo il massacro alla scuola di Parkland, dei movimenti di protesta sorti dal basso, dello sciopero degli insegnanti sottopagati, dell'avvelenamento da piombo - consapevole e insabbiato - della popolazione della sua città natale. E' un film dove c'è poco spazio per l'ironia e che colpisce al cuore, un invito (universale) ad aprire la mente e a scendere in campo per salvare i nostri valori democratici e il mondo in cui viviamo, che è l'unico che abbiamo. (Daniela Catelli - Comingsoon.it)
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Il titolo del documentario fa riferimento al precedente film, Fahrenheit 9/11 (2004), con il quale Moore attaccò la presidenza di George W. Bush.
È stato presentato nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2018.