Da ragazzo Archibaldo vede morire - atterrito ed affascinato - la propria governante, mentre un carillon suonava. La convinzione di essere stato il responsabile della sua morte, ed il ricordo del suono del carillon, che credeva dotato di un potere malefico, creano in lui una cronica ossessione omicida, pronta a ripetersi ogni volta che Arcibaldo, ormai adulto, sente o ricorda quella musica. In verità, i suoi crimini sono soltanto immaginari poiché, ogni volta, una circostanza accidentale o un'altra persona lo prevengono e gli impediscono di realizzare l'omicidio. Così accade per una suora, che precipita nel vano dell'ascensore; per una donna leggera, suicida o uccisa dal marito geloso. E così accade anche per la fanciulla che Archibaldo sposa, freddata dall'amante prima che lui, informato della tresca, possa attuare la meditata vendetta. Dopo aver tentato invano di convincere il giudice di essere lui, in sostanza, il responsabile di quelle morti, Arcibaldo si libera dall'ossessione disfacendosi del carillon. Allora potrà tornare, finalmente guarito, alla compagnia dell'unica ragazza capace di amarlo.
"L'elaborata struttura narrativa, che vede sogni e ritorni intrecciarsi con frequenza al tempo presente, tra un susseguirsi piuttosto intenso di riferimenti simbolici, di allusioni, di incidentali notazioni, se dà al film un aspetto di sapiente e paziente costruzione, non tarda ad appesantirne il tono, che s'adagia presto nell'involuzione e nell'artificio fine a se stesso. Rimane, talvolta, ad animare il freddo meccanismo, la tetra ironia dell'autore, il suo gusto personale per elementi macabri o torbidi." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 58, 1965)
"Si tratta, come è chiaro, di un'allegoria trasparente dell'impotenza sessuale. Buñuel ha saputo giocare con molta abilità su questo simbolo dell'impotenza, attribuendo ad Arcibaldo il carattere ambiguo, ironico e distaccato del seduttore, non quello truce e ottuso dell'assassino. In realtà, Arcibaldo non vorrebbe che fare l'amore; quei rasoi, quelle rivoltelle di cui si munisce non sono che simboli fallici; e il ripetuto fallimento del delitto non è altro che un fallimento dell'atto sessuale. Senonché i rasoi e le rivoltelle ci sono davvero: e così un'ombra macabra, sadica e necrofila è proiettata sull'amore e l'impotenza." (Alberto Moravia, 'L'Espresso', 23 agosto 1964)
romanzo omonimo di Rodolfo Usigli
Attore | Ruolo |
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Ernesto Alonso | Archidaldo de la Cruz |
Rita Macedo | Patricia Terrazas |
Ariadna Welter | Carlota Cervantes |
Eva Calvo | Madre di Archidaldo |
Enrique Díaz 'Indiano' | Padre di Archidaldo |
Carlos Riquelme | Il commissario |
Chabela Durán | Sorella Trinidad |
Carlos Martínez Baena | Prete |
Manuel Dondé | Colonnello al matrimonio |
Andrea Palma | Signora Cervantes |
Armando Velasco | Il giudice |
Rodolfo Landa | Alejandro Rivas |
Leonor Llausás | La governante |
Eduardo Alcaraz | Gordo Azuara |
Rafael Banquells | Archibaldo da bambino |
José María Linares Rivas | Willy Corduran |
Roberto Meyer | Medico |
Jesús Gómez | Lopez, il poliziotto |