Domenica, film scritto e diretto da Wilma Labate, segue le vicende dell’ispettore Sciarra (Claudio Amendola), che sta per lasciare la divisa e godersi finalmente la meritata pensione. Sebbene le sue condizioni fisiche gli impongano di smettere di lavorare, gli viene chiesto un ultimo sforzo: rintracciare Domenica (Domenica Giuliano), una dodicenne orfana, che vive alla giornata vagando per la città. La ragazzina è stata convocata per riconoscere il corpo senza vita dell’uomo che l’ha stuprata e poi si è suicidato gettandosi da una delle finestre del commissariato.
La testimonianza dell’adolescente eviterebbe agli agenti di finire nei guai. Quando finalmente Sciarra la trova, i due trascorrono un pomeriggio insieme. Tra loro nasce un sincero affetto e, al momento di salutarsi, entrambi capiscono di far parte di un gioco della polizia in cui sono solo delle pedine…
"Il terzo film di Wilma Labate è come la sua eroina, 'Domenica' (Domenica Giuliano). Spigoloso e ribelle, innocente e perverso, fiero e solitario, torbido e fremente. Bello e imperfetto". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 febbraio 2001) "Nella storia almeno tre cose memorabili: la bambina, orfana e irrequieta, bel personaggio recitato bene; Napoli strana, sconosciuta e bella; l'interpretazione che Claudio Amendola dà dell'ispettore di polizia rassegnato e irriducibile, morente eppure ostinatamente deciso a portare a termine il suo ultimo compito (fa pensare a Mastroianni ne 'Il volo' di Anghelopoulos). E' bella l'apparizione dura e seducente di Annabella Scorra". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 2 febbraio 2001)"Domenica ricorda il disperato 'Rosetta' dei Dardenne, Palma d'oro a Cannes nel '99, ma il film della Labate, di cui mi è piaciuto 'La mia generazione', non è disperato: quella bambina priva di affetti è instancabile, si muove sulle sue gambe lunghe e magre, con determinazione, verso la vita, si aggrappa ai sogni, se la cava. L'interprete scelta tra 700 coetanee, è magnifica, coi grandi occhi neri e la faccina qualunque che esprimono amarezza, energia, inquitudine, ribellione, umiliazione, amore. Amendola è struggente nell'improvviso sentimento paterno che lo obbliga alla speranza .Annabelle Sciorra, napoletana bruna, è l'amore mancato del poliziotto." (Natalia Aspesi, D di Repubblica, 13 febbraio 2001)"Un film maturo, colto, di intime ed intense qualità drammatiche e visive, cui nuocciono solo, forse, due citazioni dell'immediato 'dopo stupro' che, dolenti ma prelonastiche, rischiano di interrompere la continuità tutta tensioni del racconto. Il poliziotto è Claudio Amendola in una cifra, per lui nuova, priva di durezza e di impeti, la ragazzetta è una esordiente, Domenica Giuliano: con la spontaneità necessaria". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 febbraio 2001)"Il terzo film della regista romana, dopo 'Ambrogio' e 'La mia generazione', si fa largo prepotentemente nell'attuale produzione italiana grazie a uno stile secco e asciutto, a uno sguardo profondo e insostenibile, a un impatto audiovisivo particolare con una Napoli che fa moda e tendenza e che la Labate ha avuto il coraggio e l'abilità di reinventare restituendone l'essenza culturale e etnica". (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 3 febbraio 2001)
Il film è stato presentato al Festival di Cannes nel 2000.
È ispirato al romanzo La ronda del Guinardó di Juan Marsé.
Attore | Ruolo |
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Claudio Amendola | Sciarra |
Domenica Giuliano | Domenica |
Annabella Sciorra | Betibu' |
Rosalinda Celentano | Suor Luciana |
Valerio Binasco | Porcaro |
Peppe Servillo | Commissario |