Nella città ormai addormentata veglia solo l'astronomo di corte il quale scrutando il cielo con il suo telescopio legge negli astri la notizia del prossimo matrimonio della principessa con un semplice soldato. Egli corre subito ad avvisare il re che, per evitare un simile evento, chiude la giovane figlia nella torre. Frattanto sulla strada, un soldato si avvicina alla città ma viene fermato da una vecchia strega che siede sotto un albero. Essa gli chiede di entrare nell'albero dove, nel fondo, si trovano tre cani di diversa grandezza che custodiscono tre casse piene di monete: egli potrà prendere ciò che vuole ma deve darle in cambio un acciarino. Effettuato lo scambio e caricatosi di monete d'oro il soldato, poiché la strega non vuole rivelargli a che cosa serve l'acciarino, la uccide. Giunto in città, preso alloggio nella locanda, sperpera ben presto il suo tesoro ritrovandosi più povero di prima. Mentre una sera cerca qualcosa per accendere la pipa, si ricorda dell'acciarino: appena però lo ha strofinato gli appare con gran fragore il cane della strega. Questi gli dice che battendo su l'arnese alcuni colpi i cani si presenteranno pronti a qualsiasi servizio. Riavuto così il denaro con questo mezzo egli è preso dal pensiero della bella principessa e un giorno chiede al cane di portargliela. E così avviene per molte sere: i due giovani si innamorano, ma la corte è in allarme. Con un trucco la regina scopre l'abitazione del soldato che viene arrestato e condannato a morte. Prima di essere impiccato egli chiede di accendere la pipa e con l'acciarino fa intervenire i tre cani che mettono tutti in fuga. Il re, allora, vedendo la potenza del giovane acconsente alle nozze.
racconto di Hans Christian Andersen; testo teatrale di Henning Pade e Peter Toubro