Quelli della Notte... in cattedra: 40 anni dopo, la folle anarchia di Casa Arbore fa ancora scuola
Va in onda il 18 giugno alle 21.15 su Rai 5 lo special Quelli della notte... in cattedra, per ricordare la trasmissione forse più iconica di Renzo Arbore, di recente ospite coi reduci dello show all'Università La Sapienza. Noi c'eravamo e ve lo raccontiamo, anche con le voci di Maurizio Ferrini e Dario Salvatori.

Il 29 aprile 1985 andava in onda su Rai 2, nell'allora inesistente seconda serata della televisione italiana, inventata proprio da Renzo Arbore e Ugo Porcelli, autori del programma, la prima puntata di Quelli della Notte, una folle, caotica, divertentissima e istruttiva jam session stracolma di musica, improvvisazione e anarchica creatività, che concluse la sua avventura in crescente successo, per volere del suo deus ex machina, il 14 giugno, dopo appena 32 puntate (qualcuno dice 35, ma su Raiplay questo è il numero degli episodi disponibili). Il 18 giugno alle 21.15 su Rai 5 va in onda uno special, alla cui registrazione eravamo presenti, Quelli della notte... in cattedra, in cui Renzo Arbore – accompagnato da gran parte della banda che lanciò modi di dire, creò gruppi d'ascolto appassionati e suscitò l'interesse e le lodi di personaggi celebri e intellettuali (che peraltro lo show goliardicamente sbeffeggiava) - è salito sul palco del Teatro Ateneo della Sapienza, su invito della rettrice Antonella Polimeni, per parlare col critico televisivo Aldo Grasso e il “Guru” Roberto D'Agostino, di un programma insuperato, che rivoluzionò i vetusti palinsesti della televisione italiana.

Cosa è stato Quelli della notte
Se all'epoca non c'eravate ancora, o avete sentito parlare dai vostri genitori o dai nonni di Quelli della Notte, avrete almeno una vaga idea della sua carica di divertimento e bonaria sovversione. Al posto del presentatori in giacca e cravatta e degli ospiti salottieri annunciati in buon ordine, il variopinto MC ante litteram Arbore ospitava nella sua fittizia casa una congerie di altrettanto coloriti personaggi, che rispecchiavano alla perfezione lo spirito del tempi e la voglia di cambiamento dopo un decennio pesante: quell'era dell'effimero che purtroppo in seguito, cavalcata dalle tv berlusconiane e da nuovi e meno ispirati epigoni, diventò elogio dell'apparenza, della superficialità e dell'ignoranza. Nella tv pubblica dell'epoca, ancora ancorata ai vecchi modelli, c'era comunque possibilità di apertura alla sperimentazione, grazie anche allo sguardo illuminato di gente come Giovanni Minoli, capace di dare carta bianca agli artisti, senza contare gli indici d'ascolto. La satira non aveva paletti e nessuno si offendeva (a parte qualcuno, il povero Andy Luotto col suo arabo Harmand ne sa qualcosa). Del resto Arbore non è mai stato volgare o aggressivo: la sua era una presa in giro sorridente, un goliardico sfottò a cui nessuno era immune, che trovava riscontro nel pubblico più giovane (ma non solo) grazie all'intelligenza, all0intuito e alla leggerezza del tocco, che non diventava mai superficialità.
Chi scrive questo pezzo c'era, e rivedendo di recente le puntate su Raiplay si è resa conto di quanto genio ci fosse dietro quell'allegro bailamme, che ci mandava a letto, sulle note de Il materasso, contenti e felici, mentre ancora ridevamo degli strafalcioni di padre Antonino da Scasazza (Nino Frassica), coi suoi nanetti su Sani Gesualdi e il concorso Cuore Toro, delle teorie complottiste e pre-leghiste del comunista romagnolo venditore di pedalò Maurizio Ferrini, dei dibattiti “sotto terra”, moderati senza successo dal vero intellettuale Riccardo Pazzaglia alle prese con le sue ingestibili bretelle, delle follie di Giorgio Bracardi (“Scusi, ma lei, quanti anni ha?”), delle lapalissiane ovvietà del compianto Massimo Catalano, degli scleri della “cugina” Marisa Laurito contro l'ex fidanzato Scrapizza, della ingenua ammirazione della centralinista Simona Marchini per gli amori dei divi e così via. Quelli della Notte ospitava anche canzoni a richiesta, cartoni animati d'epoca, l''imperdibile look parade di Roberto D'Agostino, che lanciò come tormentone “L'insostenibile leggerezza dell'essere” di Milan Kundera, le chicche musicali di Dario Salvatori, boicottato da Arbore quando si perdeva a raccontare aneddoti sui protagonisti della musica. Ospitava giovani e sconosciuti gruppi musicali, parlava del presente senza peli sulla lingua, in un caos esplosivo mirabilmente orchestrato da quel grande Maestro che è sempre stato Renzo Arbore.

Soltanto due sere quell'imperdibile appuntamento, irrinunciabile per tutti i nottambuli, non andò in onda, e furono quelle della tragica strage dello stadio Heysel, dove la Juventus giocava la finale della Coppa dei Campioni, che molti di noi ancora ricordano con orrore come il giorno in cui è morto il calcio che amavamo. Ma per il resto loro c'erano sempre, anche il primo maggio, e per un breve, felice periodo di tempo, accompagnarono le nostre notti regalandoci due veri e propri inni alla gioia come “M la notte no” e il citato “Il materasso”. Renzo Arbore ci ha dato tantissimi indimenticabili programmi, alla radio e in tv, ma l'esperienza di Quelli della Notte resta unica per chi l'ha vissuta ed è giusto che venga studiata all'Università e celebrata come uno dei più grandi esempi di comunicazione mediatica mai esistiti. E, a differenza dell'americano Saturday Night Live, ebbe l'intelligenza di chiudere quando ormai il meccanismo era rodato al massimo, senza rischio di ripetersi e di annoiare. Un atto di coraggio che ha contribuito alla sua mitologica immagine.

Due parole al volo con Maurizio Ferrini e Dario Salvatori su Quelli della Notte
Prima dell'inizio dell'incontro nello special che vedrete il 18 giugno su Rai 5 alle 21.14 o quando volete su Raiplay, abbiamo intercettato al volo per due rapide chiacchiere il simpaticissimo Maurizio Ferrini e il rockettaro e musicologo Dario Salvatori, giornalista musicale che aveva già collaborato con Arbore a L'altra domenica, dove faceva l'inviato. Con Nino Frassica, Ferrini era la new entry di un programma che metteva insieme amici di vecchia data di Arbore, dai comici ai musicisti (un giovanissimo Gegé Telesforo, Antonio e Marcello, il sassofonista Sal Genovese, il trombettista Catalano, la vocalist Silvia Annichiarico, Stefano Palatresi e tutti gli altri della New Pathetic Elastic Orchestra, condotta dal Maestro Mazza).
Ferrini ci ha detto sul suo ingaggio, i cui particolari sono ben scolpiti nella sua memoria: “Mandai a Renzo dei miei pezzi su una cassetta VHS tramite Nicoletta Braschi e Arbore mi chiamò dopo un anno e mezzo. Io la detti a Nicoletta ad aprile del 1983 e lui mi richiamò nell'agosto del 1984 e mi disse “ci vediamo tra sei mesi, intanto vedo per divertirmi la tua videocassetta", che erano tutte cose inedite che non ho più fatto. Il personaggio lo misi a punto dall'agosto fino a gennaio, non lo avevo mai fatto prima. Renzo e Porcelli gli dettero il nome di venditore di pedalò”. In quella che definisce “una meravigliosa gabbia di matti”, Ferrini si trovò subito a suo agio, perché proveniente da cinque anni di spettacoli in Romagna e alle Feste dell'Unità (nonché all'università di Camerino), tutti basati sull'improvvisazione. “è una cosa che mi viene spontanea, mentre se ho una cosa su un copione, dal vivo ho delle difficoltà perché devo pensare a quello che devo dire. Io sono selvaggio come Renzo è lì non sapevamo neanche di che argomento parlavamo: lui diceva 'se io so di cosa parleremo non sono spontaneo, non rido, quindi mi dovete stupire'. Nino un po' scriveva ma io proprio zero, andavo lì e infatti abbiamo quegli sguardi interrogativi che la gente adora. Quando tu improvvisi la gente va in visibilio ed è il più bel complimento che puoi ricevere, rendere felice il pubblico”.
Che effetto da sapere che sono passati 40 anni? “Io da Fazio ero commosso, io non ci credo nel modo più assoluto perché c'è quasi un clima analogo. Non accadendo nulla di nuovo, noi siamo rimasti la novità, perché ormai è tutto preconfezionato, fuori uno avanti un altro, siamo tornati all'ancien regime, se Arbore era Picasso siamo tornati a Corot, al disegno, non c'è più l'astrattismo, non c'è più la Pop Art, siamo retrocessi all'Ottocento". Nonostante questo, Quelli della Notte è ancora amato: “La gente ancora ama questo tipo di umorismo, lo adora, perché aborrisce le cose preconfezionate, che è quello che ci ammanniscono di continuo, condendolo in vari modi ma con l'idea che tanto se non va ne fanno un altro. Il pubblico viene ignorato perché non gliene frega più nulla a nessuno di farti felice, ti danno quello che pare a loro, il fast food orribile”. Salutiamo e ringraziamo Maurizio Ferrini, che ci annuncia che presto partirà con un nuovo podcast, intitolato “Un bacio a stampo”, con collegamenti a Roma fatti dalla sua Romagna.
Intercettiamo brevemente anche Dario Salvatori, che ci dice della sua partecipazione: “eravamo già tutti molto amici già da un pezzo, è una formazione che è nata così, con l'amicizia che ognuno di noi aveva con Renzo e le new entry furono Frassica e Ferrini, anche se il primo mandava a Gianni e Renzo delle cassette e lo presero ad Alto Gradimento, e lì capirono quanto era bravo. La cosa che ricorderò sempre è che si parla di una jam session ed è proprio quello, come Fellini, che quando sul set aveva un pacchetto di fiammiferi, quella era la sceneggiatura. Poi c'era Porcelli che stava in studio, perché non era un programma in cui ti fermavi e rifacevi, accadeva tutto contemporaneamente, molti di noi erano dislocati in altri posti. Credo comunque sia stata la trasmissione più iconica, con Lascia e Raddoppia e il Festival di Sanremo. L'intelligenza di di Renzo è stata quella di fermarsi a 35 puntate, perché tutta la squadra, Fichera, Minoli eccetera, insisteva dicendo che dovevamo riprendere a settembre, ma Renzo disse 'no no, non mi fregate'. E due anni dopo fece Indietro tutta, cambiando tutto".