Nel 1963 a Johannesburg, in Sudafrica, la tredicenne Molly Roth, figlia di due giornalisti bianchi molto attivi nella lotta contro l'apartheid, saluta addolorata una notte suo padre Gus, costretto a fuggire improvvisamente. Molly, rimasta con la madre Diana, con la nonna e con le due sorelline minori, Jude e Miriam, si accorge presto che nella elegante scuola che frequenta, molte compagne la disprezzano come figlia di "traditori" e l'amica più cara la evita, specialmente quando Diana viene incarcerata per 3 mesi senza processo e, dopo esssere stata rilasciata, viene subito rinchiusa per altri 3 mesi. Le bambine sono rimaste sole con la nonna materna: specialmente Molly sentendo dolorosamente la mancanza dei genitori si affeziona ad Elsie, la giovane domestica nera, sorella di Solomon, uno degli irriducibili capi del movimento per l'uguaglianza nel Sudafrica. Frattanto Diana, che ha sempre resistito fieramente ai suoi carcerieri, in un momento di disperazione, temendo di poter denunciare qualche amico, tenta il suicidio. I suoi persecutori riescono a salvarla e debbono rilasciarla, perchè contro di lei non ci sono prove decisive. Diana torna perciò a casa, ma è agli arresti domiciliari e in cattive condizioni di salute. Scoperto per caso il tentativo di suicidio della madre, Molly glielo rimprovera aspramente, rinfacciandole di non averle mai spiegato la propria attività e di aver trascurato lei e le sorelline per dedicarsi alla lotta politica. Giunge intanto la notizia della morte di Solomon, ucciso in carcere sotto tortura. Molly accompagna la madre al solenne funerale dell'amico, in mezzo alla folla di neri, che inneggiano violentemente alla lotta contro l'apartheid, e si sente finalmente totalmente unita alla mamma, sia nella commozione e nel dolore che nel bisogno di combattere con tutte le forze contro la drammatica situazione, che lacera il suo paese.
"Molto gli ha comunque giovato il copione di Shawn Slovo, che appunto rievoca la propria giovinezza a Johannesburg e la propria madre, poi uccisa in Mozambico nel 1982 (mentre il padre è oggi segretario del partito comunista nello Zambia). Andando a girare il film nello Zimbabwe per conferire all'ambiente il massimo di verosimiglianza, e chiamando a recitare attori di buona resa, fra i quali primeggia per il suo piglio Barbara Hershey, Menges non soltanto rende un servizio al Congresso Nazionale Africano. Si acquista il consenso degli spettatori che sono ancora in grado di commuoversi dinanzi a una delle pagine più oscene della storia contemporanea. Si consiglia di vedere il film se possibile, nella versione originale con sottotitoli italiani." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 22 Dicembre 1988)"A questo livello, per il sapiente equilibrio tra leggerezza e gravità (luci e ombre, privato e pubblico), 'Un mondo a parte' ha una sceneggiatura da proporre come modello in una scuola di cinema. E' un punto di vista che permette al film di aggirare quasi tutti gli handicap del realismo sociale di denuncia, coniugando due temi, due correnti di attualità (o di moda?) nel cinema di oggi: i film sull'infanzia (in un anno: Bertolucci, Spielberg, Boorman, Malle, Comencini, Hallstrom) e i film sull'Africa ('La mia Africa', 'Cry Freedom', 'Cobra verde', 'Come sono buoni i bianchi', 'Chocolat'). Come 'Cry Freedom' di Attenborough, 'Un mondo a parte' è stato girato nello Zimbabwe. Costa sette volte di meno, e vale di più." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 21 Dicembre 1988)"Carico di gloria e di premi vinti al Festival di Cannes, arriva finalmente anche sui nostri schermi il film inglese Un mondo a parte, civile ma anche raccolta e intimistica perorazione contro l'apartheid. Diretto da Chris Menges - esordiente come regista ma apprezzato da anni come direttore della fotografia - ci mostra il dramma del Sudafrica attraverso gli occhi di una bambina di tredici anni, Molly Roth, figlia di una giornalista bianca che ha sposato la causa della gente di colore in quegli anni Sessanta se possibile anche più duri e spietati di quelli di oggi. (...) Completa i meriti di un film da tutti i punti di vista nobile e degno una interpretazione non a caso premiata a Cannes in modo addirittura collettivo, a dar rilievo a quello scontro di caratteri cosi finemente espresso e quasi cesellato non solo da Barbara Hershey, una delle attrici più care a Woody Allen (Hannah e le sue sorelle), molto sensibile qui nel personaggio della madre, ma anche da Jodhy May, la figlia: una ragazzina inglese con lentiggini, dalle espressioni intensissime." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 21 Dicembre 1988)
- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA E PREMIO EX-AEQUO PER LA MIGLIOR ATTRICE A BARBARA HERSHEY, JODHI MAY E LINDA MVUSI AL FESTIVAL DI CANNES 1988.
Attore | Ruolo |
---|---|
Barbara Hershey | Diana Roth |
Jodhi May | Molly Roth |
Jeroen Krabbé | Gus Roth |
Nadine Chalmers | Yvonne Abelson |
Kate Fitzpatrick | June Abelson |
David Suchet | Muller |
Albee Lesotho | Solomon |
Linda Mvusi | Elsie |
Tim Roth | Harold |
Carolyn Clayton-Cragg | Miriam Roth |
Adrian Dunbar | Le Roux |
Merav Gruer | Jude Roth |
Ecco tutti i premi e nomination Festival di Cannes 1988
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