Un divano a New York, film diretto da Chantal Akerman, racconta la storia del ricco psicoanalista Henry Harriston (William Hurt). Stanco dei suoi pazienti, che lo assillano coi loro problemi in qualsiasi momento della giornata, il dottore decide di pubblicare un annuncio su un giornale, in cui propone uno scambio di case. Alla richiesta risponde la ballerina parigina Béatrice Saulnier (Juliette Binoche) e i due - senza neanche incontrarsi - si scambiano gli appartamenti.
Così la giovane francese si ritrova ad abitare in uno splendido e spazioso attico a Manhattan, mentre il dottore finisce suo malgrado in un edificio malandato, disordinato e sporco. Nel frattempo i pazienti di Henry - che si recavano abitualmente a casa sua per le sedute psicoanalitiche - continuano a recarsi nell'appartamento in cerca di aiuto, ma al posto di Henry trovano Béatrice, la quale - ben disposta ad ascoltare - si finge la temporanea sostituta del dottor Harriston.
Henry, stufo dell’infruttuoso scambio, decide all’improvviso di fare dietro front e torna a New York, dove scopre la messinscena di Béatrice. Ma invece di arrabbiarsi, preferisce sfruttare il fatto che non si sono mai visti di persona e si finge un paziente: i risultati saranno imprevedibili per entrambi...
"La satira dei transfert della psicanalisi non è nuova, ma il visino espressivo di Juliette Binoche la aggiorna a una recitazione leziosa e spavalda, con sorriso ironico incorporato (dopo un 'Film Blu', uno rosa); il che non si può invece dire per un irriconoscibile William Hurt che sembra per 100' sotto ipnosi, e non lo risveglia neanche il bacio della bella addormentata. Il gioco delle contrapposizioni è altrettanto semplice: il freddo e computerizzato appartamento di Manhattan ('dentro ti ci senti pensare') è l'opposto del quartierino incasinatissimo di Parigi, col bagno che perde. L'autrice tiene al rispetto dello stereotipo, sciolto però in un dialogo allegro e in una storia che fa simpatia soprattutto a chi ha qualche conto in sospeso (morale o materiale) con l'analista. Fa da complice sentimentale nella colonna sonora Paolo Conte, ma alla fine vengono da lontano anche alcune note di 'Night and day' di Porter: sempre affinché nulla di questo sofisticato revival sia casuale". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 3 dicembre 1996)."Si può liquidare facilmente un film così sbilanciato, prevedibile, di stucchevoli opposizioni (e differenze tra le due case prima di tutte), apparentemente convenzionale. C'è però un'atmosfera indecisa, tra commedia e melodramma sentimentale, tra l'intenzione comica e i risvolti malinconici di una depressione estesa e internazionale che salva appena un film innocuo e scombinato". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 5 dicembre 1996)."La morbida, gentile e toccante love story prima virtuale e poi reale della belga Chantal Akerman, commentata dalle note del 'Vieni via con me' di Paolo Conte, è un sorprendente, colto e raffinato omaggio, equamente osservante e iconoclasta, alla commedia sofisticata di Lubitsch, Minnelli e Edwards. Un gioco delle parti nel quale gli eccellenti protagonisti incarnano personaggi-bambini, parodie dell'età adulta.Film leggero e luminoso ma non anomalo della Akerman, regista ruvida e tenera isolata e irriducibile cineasta dal passato femminista, radicale, godardiano e nomade: un piccolo, intenso capolavoro di raffinatezza cinematografica esposta con brio, originalità e l'intelligenza del cuore". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 28 novembre 1996).
Attore | Ruolo |
---|---|
Juliette Binoche | Beatrice Saulnier |
Stephanie Buttle | Anne |
Kent Broadhurst | Tim |
Barbara Garrick | Lisbeth Honeywell |
Paul Guilfoyle | Dennis |
William Hurt | Henry Harriston |
Richard Jenkins | Campton |