Quando la Guerra Mondiale già bussa alle porte, in Romania i fascisti regnano sovrani per mezzo di squadracce che eliminano tutti coloro che in un modo o nell'altro si oppongono alla loro tirannia. Capeggiati da un famigerato Balabàn, nove assassini penetrano nel carcere della Viraga e massacrano tutti i "politici", salvo alcuni "democratici" che riescono a fuggire. Il magistrato Moldovan, serio ma apolitico, viene ipocritamente incaricato delle indagini sul fattaccio. Le autorità corrotte e le forze fasciste sperano di potere così tacitare la pubblica opinione, indicando quali assassini proprio i comunisti fuggiti dalla prigione e tuttora latitanti. Moldovan, tuttavia, nonostante sia continuamente spiato e si veda scomparire testimoni e documenti, riesce a concludere l'inchiesta con un dossier inequivocabile d'accusa contro i veri responsabili. I fascisti, allora, fallito anche il tentativo di corrompere il troppo zelante funzionario, uccidono sua madre e tentano di rapirne il figlio Sebastian. Esaurita inutilmente la funzione di magistrato, il Moldovan si erige a giustiziere e, prima di venire massacrato, uccide ad uno ad uno tutti i colpe-voli della strage alla Viraga.