Leo Manfredi, scrittore in cerca di gloria, si è ritirato in un bungalow sul mare presso Tarquinia, dove continua ad abortire abbozzi di racconti, tentando di ispirarsi invano ai classici. Mentre sta per concedersi una distrazione solitaria con l'aiuto di una rivista per soli uomini, viene interrotto dall'arrivo di Totò Carenna, un pugile anch'esso amico del proprietario del bungalow. Il rozzo maschietto forzuto si allena trascinando a spalla un pattino sulla sabbia, mentre Leo tenta invano di scrivere. Comunque riesce a vendere a Totò una risibile poesia in rima, destinata alla sua donna Deborah. Ma "Ed è subito sera" del poeta Salvatore Quasimodo non piace al pugile, che dopo un incontro in cui ha la peggio, riceve la visita della fidanzata, una manicure, che Leo concupisce immediatamente, spiando geloso le evoluzioni erotiche dei due e finendo per molestare la giovane in assenza di Totò. Deborah si ribella ed avvisa Totò cui Leo si sottrae a stento fuggendo in automobile. Dopo qualche mese il racconto "Trafitto da un raggio di sole", ispirato alla vicenda, ha reso ricco Leo e per riconoscenza questi torna per appenderne una copia alla porta del bungalow. Deborah frattanto ha lasciato Totò e si è trasferita a Roma, dove divide un appartamentino con Fabiola. Costei, ballerina emergente, affascinata da una danzatrice del ventre inizia a frequentare la scuola del maestro Ismat, mentre Deborah ha problemi col nuovo amore, il napoletano Ferdinando, che ha bisogno di "riscaldarsi" con il telefono erotico per poter accendere la spenta fiamma dell'eros. L'islamizzazione di Fabiola è rapida ed intensa: compra il narghilè ed il Corano, e si mette in casa un intero complesso musicale egiziano, col quale prova e riprova, e il cui liutista, Samir, fa approcci espliciti a Deborah sotto gli occhi di Ferdinando, che finisce per andarsene. Il debutto di Fabiola è felice, ed anche Leo, amico di Ismat, è presente. Ma Deborah non vuole vederlo, anche perché Samir l'ha conquistata con le sue maniere di principe d'Oriente. Costui vorrebbe sposare entrambe le giovani che, dapprima disorientate, sembrano infine accettare l'idea di un harem romano.
"Da rigorosamente chiusa, la sceneggiatura si fa aperta in tutte le occasioni, con personaggini gustosi: primo il maturo coreografo egiziano per cui la danza del ventre rimane un rito sacrale che gli occidentali involgariscono con morboso erotismo. Al quale il film ogni tanto colpevolmente si appiglia. Bisogna dire che Lola Pagnani (Fabiola) sfrutta bene le doti di venustà nei contorcimenti del ballo esotico; e Cecilia Dazzi (Deborah), con la disinvoltura e il musetto simpatico, potrebbe trovare nel cinema ulteriori gradevoli occasioni." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 8 Luglio 1995)"Il boxeur e la ballerina (ma 'de noartri'). Ovvero un dittico italiano - prendi due paghi uno, due cortometraggi intrecciati in un film - secondo le indicazioni e le tendenze di tanto cinema indipendente nazionale a episodi (su tutti: 'Libera' e 'Strane storie'). Ma soprattutto un esperimento produttivo a bassissimo costo (no budget come gli americani 'Clerks' e 'El Mariachi'), 90 milioni, 16 millimetri gonfiati (l'immagine è un po' sgranata), colonna sonora amichevolmente composta dal gruppo italopalestinese degli Al Darawish, titolo che viene da un verso di una delle più celebri poesie di Quasimodo, alla regia il milanese Claudio Del Punta che ha già diretto l'anno scorso il noir 'Punto di fuga'. (?) Commedia fragile fragile, forse un po' troppo semplicisticamente gergale, disinibita, briosa e sfilacciata, 'Trafitti da un raggio di sole' si fa notare soprattutto per la simpatia delle due attrici, sorta di versione romana delle donne-donne d'Almodòvar. Vale la pena segnalarle: sono Cecilia Dazzi e Lola Pagnani." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 23 Luglio 1995)"'Trafitti da un raggio di sole' è uno di quei curiosi film ultra-indipendenti che riescono a trarre forza dai propri difetti. È evidente che la struttura narrativa barcolla, e che la sceneggiatura fa acqua in più punti, ma il film risulta apprezzabile proprio nei punti più sgangherati. L'atmosfera lievemente metafisica della prima parte è, di tanto in tanto, piacevolmente corretta dalla rustica pesantezza del pugile (a proposito è lecito vedervi una citazione dell'ultimo, memorabile episodio dei Mostri?), mentre nella seconda parte il duetto fra Cecilia Dazzi e Lola Pagnani (una vera danzatrice del ventre, tra l'altro: e piuttosto brava) è un po' scollato, ma tanto più efficace quanto più va sul trucido." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 26 Luglio 1995)
REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1995
Attore | Ruolo |
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Francesco Dominedò | Leo Manfredi |
Carlo Mucari | Toto' Carenna |
Lola Pagnani | Fabiola |