LA TRAMA DI SOLTANTO UN NOME NEI TITOLI DI TESTA
Pirro anni fa ha inventato un personaggio, il cavaliere Luigi Calvo, un fumetto ribelle al suo autore, il quale, mosso a pietà, prima gli disegna un braccio, ma poi gli cancella gli occhi per non sentirlo lagnarsi. Ugo Pirro ha dedicato la sua vita alla scrittura creativa: romanzi di invenzione e biografici, articoli, parole per canzoni come “Cerasella” e “I Ragazzi del Jukebox”, soprattutto film. E' stato uno dei più grandi sceneggiatori italiani. I suoi film, da “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” alla “Classe operaia va in paradiso”, sono diventati simboli del cinema di impegno civile. In un'epoca in cui gli autori occupavano la Mostra di Venezia, Pirro era in prima fila, accanto a tanti, da Goddard a Zavattini.
Con quest’ultimo ebbe una lunga e significativa corrispondenza. Si scrivevano di viaggi e incontri, ma soprattutto parlavano di idee, di metodo creativo, della solitudine dello sceneggiatore, di chi, volontariamente, scrive immagini che qualcun altro interpreterà e trasformerà in film. Alcune di queste lettere sono lette da due attori (Franco Nero e Massimo Ghini), che hanno lavorato a film scritti da Pirro in momenti diversi della sua carriera, “Il giorno della Civetta” e “Celluloide”. Nel documentario si alternano interviste da lui rilasciate in molte trasmissioni Rai, repertorio dell'Archivio del Movimento Operaio e interventi di autori che hanno lavorato con lui (Carlo Lizzani, Enrico Vanzina, Andrea Purgatori). Pirro, nei primi anni ’90, curava una rubrica sul Messaggero. Nei suoi articoli, in anni non sospetti, aveva individuato i grandi problemi di oggi, dall'immondizia alla mancanza di valori nelle nuove generazioni. Ancora prima, negli anni '80, scrisse un testo: “Sala dei professori”, che racconta di un preside ebreo che in nome della laicità della scuola fa togliere i crocefissi dalle aule. Un episodio che molti anni dopo ha riempito le pagine della cronaca. Lo sceneggiatore Ugo Pirro era capace di vedere avanti, di cogliere e raccontare con anticipo qualcosa che stava per accadere o cambiare nella società. “Con anticipo…- amava ripetere ai suoi allievi - “…ma non troppo, perché altrimenti non vi capiscono”.